Partono dalla Sicilia i ‘vespri’ contro l’inquinamento ambientale delle multinazionali che rendono irrespirabile l’aria in gran parte d’Italia. A Milazzo, in provincia di Messina, il comitato di cittadini ‘Aria pulita’ insieme ai Verdi ha predisposto, difatti, una class action contro i petrolchimici siciliani, coinvolgendo in questa azione legale collettiva centinaia di residenti della città mamertina, di Priolo, Gela e altre aree inquinate anche oltre lo Stretto.
Un fiume di denunce negli ultimi decenni, da parte dei cittadini. Stesso comune denominatore: territorio avvelenato, danno ambientale e alla salute. Adesso la musica è cambiata. Sul nuovo esposto, su cui stanno lavorando cittadini e associazioni ambientaliste, verranno evidenziati aspetti fino ad oggi non considerati. Dice Giuseppe Marano esponente dei Verdi: “Per la prima volta in Italia pretenderemo indennizzi non solo per chi è affetto da patologie connesse all’inquinamento, ma anche solo per il timore di contrarre malattie e perché queste esalazioni maleodoranti condizionano la vita dei cittadini, impedendone normali azioni quotidiane”.
L’ambientalista sottolinea che “negli ultimi anni, abbiamo più volte denunciato il mancato controllo delle emissioni industriali per l’assenza anche di centraline per il monitoraggio e non abbiamo avuto mai risposte”. C’è anche la voce di Silvana Giglione, presidente del comitato “Aria pulita di Milazzo”. “Non vogliamo che i nostri figli abbiano paura di uscire da casa o aprire le finestre, pretendiamo che i nostri diritti siano rispettati – dice la rappresentante del comitato -. Chiederemo risarcimenti anche per danni patrimoniali al nostro territorio, dove c’è un’economia immobile in quanto nessuno vuole più investire in un‘area appestata”. Altra annosa questione è il mercato immobiliare, in quanto, dato lo stato ambientale, va da sé che “le abitazioni vengono deprezzate perché nessuno vuole più acquistarle”. Secondo ancora la Giglione, due studi scientifici dimostrano “l’incidenza sanitaria dell’inquinamento”. Il primo è stato realizzato da vari autori tra i quali Andrea Baccarelli e Annibale Biggeri. L’eleborato è stato poi pubblicato sulla prestigiosa rivista internazionale Epigenomics. Il rapporto evidenzia su uno screening condotto su 2.506 bambini residenti della zona, “la prova che sono affetti da metilazione del Dna delle cellule nasali per l’infiammazione delle vie aeree”. Il secondo studio, racconta sempre la presidente del comitato ‘Aria pulita di Milazzo’,
presentato lo scorso luglio dall’Università di Messina, dimostra che i ragazzi che vivono nei sette Comuni della Valle del Mela “hanno nel loro sangue una presenza di metalli pesanti molto più alta rispetto la norma”.
Insomma, la gente non è più disposta a subire e così per la prima volta danno vita alla cosiddetta class action che parte da Milazzo ma che è pronta a imbarcare da tutta Italia chi vivere questo dramma frutto dell’allora sviluppo industriale. Molti credono che la situazione di Milazzo sia paragonabile ad una ‘nuova’ Ilva. In quanto, gli stessi attivisti di Pacelink che hanno lanciato l’allarme a Taranto, seguono l’evoluzione della situazione della città mamertina. “Nel territorio tarantino – spiega Luciano Manna di Peacelink – nel 2008 insieme al fondo anti diossina abbiamo denunciato che per l’inquinamento delle industrie c’erano tassi di diossina e Pcb fuori norma nei formaggi, cosa che ha provocato il conseguente abbattimento di migliaia capi di bestiame smaltiti poi come rifiuti tossici. Nel 2011 fondo si è scoperta la diossina nelle cozze, e poi anche nelle uova. Due anni fa – conclude Manna – è stata trovata anche la presenza della stessa sostanza nel latte materno trasmessa purtroppo ai figli con un gesto naturale come l’allattamento”.