La commissione Ambiente del Parlamento europeo ha approvato a Bruxelles a larga maggioranza (46 voti a favore, 18 contrari e 17 astensioni) la sua posizione sulla “Legge Ue sul Clima”, sostenendo un nuovo obiettivo di riduzione delle emissioni per il 2030 del 60% rispetto ai livelli del 1990, e precisando che l’obiettivo dovrà essere conseguito sia a livello Ue che a livello dei singoli Stati membri. La Commissione europea, da parte sua, intende fissare l’obiettivo di riduzione per il 2030 al 55%, come annuncerà molto probabilmente la settimana prossima la presidente Ursula von der Leyen, proprio davanti al Parlamento europeo, nel suo discorso “sullo stato dell’Unione”, previsto per mercoledì (ma la discussione e l’approvazione di massima della proposta nel Collegio dei commissari è prevista per martedì). Si tratta comunque di un aumento considerevole rispetto all’obiettivo del 40% previsto attualmente, che è considerato del tutto inadeguato.
Gli eurodeputati della commissione Ambiente hanno chiesto anche di determinare le tappe del percorso graduale di riduzione nei prossimi dieci anni in base al meccanismo del “bilancio delle emissioni” (“Emission budget”): un calcolo di quante tonnellate di gas serra emessi ogni anno restano da eliminare per rispettare gli accordi sul clima di Parigi (con l’obiettivo di non aumentare la temperatura globale oltre 1,5 gradi centigradi entro la fine del secolo) e per rispettare l’obiettivo finale della “neutralità climatica” (zero emissioni nette) che l’Ue si è imposta per il 2050. Secondo gli europarlamentari della commissione Ambiente, gli obiettivi intermedi dovrebbero essere definiti, in base al metodo scientifico del “bilancio delle emissioni”, da un “Consiglio climatico” (“Climate Council”) indipendente, formato da 15 membri. La Commissione europea prevede invece che gli obiettivi intermedi siano approvati di volta in volta con “atti delegati” in base a una percentuale fissa ogni anno, a partire dal 2023. Un altro elemento importante del voto di oggi è la richiesta degli eurodeputati di eliminare definitivamente tutti i sussidi pubblici alle fonti di energia fossili, diretti e indiretti, entro il 2025. Infine, gli europarlamentari propongono di attribuire ai cittadini il diritto di ricorrere contro i loro governi se non rispettano i loro obblighi di riduzione delle emissioni.
La plenaria del Parlamento europeo voterà la posizione finale dell’Assemblea sulla Legge Ue sul Clima all’inizio di ottobre. Le posizioni dei diversi gruppi sono note: Verdi, Socialisti e Democratici, e Sinistra unita europea (Gue) vorrebbero fissare l’obiettivo del 2030 al 65%, come chiedono anche tutte le associazioni ambientaliste, ma sono pronti a sostenere il 60% come compromesso ragionevole, visto che su questo obiettivo hanno l’appoggio dei Liberaldemocratici di Renew. Il Ppe, che era tradizionalmente contrario a un aumento dell’obiettivo del 2030 oltre il 50%, perché temeva i costi per l’industria, ha finalmente accettato l’obiettivo del 55%, come ha comunicato nei giorni scorsi l’eurodeputato tedesco Peter Liese, che da lungo tempo si occupa di politiche ambientali per i Popolari europei. In precedenza il Ppe aveva legato il suo sostegno a un eventuale obiettivo più ambizioso alla condizione che anche le altre economie extra europee facessero lo stesso; questa condizione oggi sembra essere caduta.
Contrari a qualunque aumento degli impegni di riduzione delle emissioni sono invece i due gruppi dei Conservatori (Ecr) e dell’estrema destra nazionalista (Id). Nel voto in commissione Ambiente, l’obiettivo del 60% è stato sostenuto da Socialisti e Democratici, Verdi, Gue e Renew, mentre si sono astenuti gli eurodeputati del Ppe e hanno votato contro quelli dei due gruppi di destra ed estrema destra. Lunedì scorso, la commissione Industria (Itre) del Parlamento europeo, in cui siedono molti più deputati di centro e di destra rispetto alla commissione Ambiente, aveva votato anch’essa una sua posizione sulla Legge Ue sul Clima, chiedendo di fissare al 55% l’obiettivo di riduzione delle emissioni per il 2030. Che sia il 60%, o più probabilmente il 55%, il nuovo obiettivo per il 2030 richiederà comunque una revisione della legislazione Ue in diversi settori, con la fissazione di nuovi obiettivi a loro volta più ambiziosi di quelli attuali. Questo in particolare per quanto riguarda l’efficienza energetica, le norme sulle emissioni degli autoveicoli, il settore edilizio, la produzione di energie rinnovabili e l’agricoltura. askanews