Clinton resiste allo scandalo emailgate. Il capo dell’Fbi nel pieno della bufera

PRESIDENZIALI 2016 Pressioni su Comey affinché rilasci più informazioni: “Crediamo che il popolo americano si merita tutti i fatti”

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Donald Trump lo loda: “ha avuto coraggio”. Barack Obama esclude che stia segretamente cercando di condizionare le elezioni del prossimo otto novembre prossimo. Ma James Comey (foto con Clinto)resta al centro della bufera politica esplosa venerdì scorso, quando ha scritto una lettera al Congresso annunciando a sorpresa il ritrovamento di email che potrebbero essere rilevanti nell’indagine – chiusa lo scorso luglio senza alcuna incriminazione – sull’uso di un account di posta elettronica e di server privati da parte di Hillary Clinton quando era segretario di Stato. La diretta interessata intanto tiene duro. Emana fiducia e si dice certa che l’analisi in corso di quella mole enorme di email porterà gli inquirenti “alla stessa conclusione che hanno raggiunto quando hanno analizzato le mie email nell’ultimo anno”. Nessuna incriminazione, appunto. I 650.000 messaggi di posta elettronica appartengono a Huma Abedin, l’assistente più fidata della candidata democratica e da lei definita la sua seconda figlia. Abedin però sembra non avere la minima idea di come quelle email (trovate nel corso di un’inchiesta separata, quella relativa all’invio di sms a sfondo sessuale da parte dell’ex marito Anthony Weiner a una minorenne) siano finite sul pc dell’ex coniuge; non sa nemmeno quanto il loro contenuto sia importante.

In un chiaro tentativo di rassicurare e calmare le acque, viste le tensioni palesi in merito alla mossa di Comey, il dipartimento di Giustizia ha scritto ai legislatori americani dicendo che lavorerà a stretto contatto con l’Fbi garantendo un’analisi il più veloce possibile. Il tempo però stringe e sembra al quanto improbabile che si possa avere un quadro chiaro entro l’Election Day. Gli analisti di Citi sostengono che l’iniziativa di Comey “potrebbe avere un impatto significativo sulla corsa” verso la conquista della Casa Bianca, anche se comunque è Clinton la probabile vincitrice. E i primi sondaggi che tengono conto della “sorpresa di ottobre” lo dimostrano: stando a quello di Politico/Morning Consult, la candidata democratica avrebbe un vantaggio di tre punti percentuali sul rivale repubblicano. Secondo quello elaborato da Nbc News, Clinton continua a vantare il 6% in più dei voti rispetto al miliardario. Intanto sale la pressione su Comey, un repubblicano eletto proprio da Obama. Un gruppo bipartisan di circa 100 ex procuratori federali e funzionari del dipartimento di Giustizia premono affinché il capo dell’Fbi rilasci più dettagli sul caso. Tra di loro c’è anche l’ex segretario alla Giustizia, Eric Holder, che in un editoriale del Washington posto ha definito “sbagliata” la decisione di Comey, che “ha violato politiche e tradizioni del dipartimento di Giustizia”. Il nodo cruciale è il tempismo della sua mossa controversa, che c’è stata a 11 giorni dalle elezioni presidenziali Usa. Quel gruppo bipartisan non mette in dubbio i motivi di Comey ma “resta il fatto che il suo annuncio ha portato a speculazioni sull’importanza del nuovo materiale scoperto”. Per questo “crediamo che il popolo americano si merita tutti i fatti e la correttezza presuppone la diffusione di più informazioni che forniscano un quadro completo sulla questione”.