Coalizione centrista avanti adagio. Calenda: spero nasca Terzo Polo con Renzi
L’ex ministro appare ottimista: “Ci sono tutte le premesse”
“Io spero che nasca, ci sono tutte le premesse e tuttavia è un incontro tra due forze politiche molto diverse. Le vicinanze programmatiche ci sono quasi tutte, bisogna adesso integrare due corpi che hanno avuto impostazioni politiche diverse, una ha fatto un governo con i 5Stelle, l’altra no”. Appare ottimista il leader di Azione Carlo Calenda sulla nascita di un terzo polo, sottolineando che “ci sono tutte le premesse per farlo nascere e tuttavia – ha spiegato Calenda – è un incontro tra due forze politiche che hanno fatto scelte molto diverse in questa legislatura in particolare sull’accordo coi 5 Stelle. C’è una discussione che deve essere estremamente chiara, le vicinanze programmatiche ci sono quasi tutte, sono cose che si possono gestire, bisogna adesso integrare due corpi che sono stati in posizioni politiche diverse, se ci riuscirà”.
Tuttavia, Calenda è convinto che “la destra si dissolverà, credo che si dissolverà la leadership di Salvini e quello che resta di Forza Italia e si creerà in quell’area quello che manca in quell’area, cioè un’area popolare, che può essere di centro destra ma che non è quello di Salvini quello che in Europa sta con un’alleanza larga”. Per quanto riguarda Meloni credo che “non abbia affatto la strada spianata per la vittoria, io credo che quello che chiamiamo mondo moderato” sia “un mondo amplissimo”, ha aggiunto Calenda. Insomma, per l’ex ministro del governo Renzi, “il terzo polo non è necessario, è fondamentale. Senza il terzo polo ricominciamo da capo”. Calenda è giunto a questa conclusione partendo dalla considerazione che “l’Italia, da quando c’è il bipolarismo è regredita in tutti i parametri rispetto agli altri grandi Paesi europei ed è regredita perché, data la tradizione di scontro ideologico, il bipolarismo è diventato bipopulismo perché le parti estreme delle coalizioni si sono enormemente rafforzate e questo sistema fa sì che non si riesca mai a governare”.
In mattinata, Italia viva aveva fatto trapelare scetticismo sull’accordo con Azione di Carlo Calenda. Fonti del partito hanno fanno sapere che “prosegue l’attività di Italia viva in vista delle prossime elezioni. Le strade aperte per il partito di Renzi sono ancora due. La prima è quella di una corsa in solitaria con il nome Renzi sulla scheda e l’accordo con alcuni simboli tra cui la Lista civica nazionale di Federico Pizzarotti e la lista Moderati di Mimmo Portas”. “La seconda è quella di un accordo con Azione per una lista unitaria. Questa mattina Renzi ha aperto all’alleanza con Calenda sul Messaggero e a La7, ma le reazioni di Azione sono state molto fredde. Tra i dirigenti di Iv c’è dunque scetticismo sulla possibilità che Calenda raggiunga un accordo”.
Di certo, la decisione di Calenda di cancellare l’accordo col Partito Democratico uscendo dalla coalizione di centrosinistra avrà probabilmente grosse conseguenze sul centro, un’area politica composta da molti piccoli partiti che nelle ultime settimane si erano perlopiù accasati da una parte o dall’altra, in vista delle elezioni del 25 settembre che si terranno con una legge elettorale, il “Rosatellum”, che rende le alleanze di fatto obbligatorie. Da posto molto affollato, prima del ritorno di Azione il centro di fatto si era svuotato quasi del tutto: ora invece potrebbe tornare rilevante. Una eventuale alleanza fra Azione e Italia Viva viene di fatto incoraggiata anche dalla legge che stabilisce quali partiti devono raccogliere le circa 56mila firme necessarie per presentarsi alle elezioni. L’ultima modifica, approvata dal Parlamento a giugno, prevede che siano esentati dalla raccolta firme i partiti che erano già in Parlamento, quelli che avevano un gruppo autonomo alla Camera o al Senato entro la fine del 2021, oppure quelli che si sono presentati «con proprio contrassegno» alle ultime elezioni politiche o europee ottenendo almeno un seggio oppure l’uno per cento dei consensi.
Sulla carta Azione non rientra in nessuno di questi casi: è nata alla fine del 2019, quindi dopo le politiche e le europee, e non ha un gruppo autonomo in Parlamento, dato che i suoi membri siedono nel Gruppo Misto sia alla Camera sia al Senato. In questi giorni Azione sta provando a dimostrare che quando nel 2019 la sua antenata, Siamo Europei, si presentò alle elezioni europee nelle liste del PD lo fece comunque «col proprio contrassegno», cioè col proprio simbolo, che era compreso nel logo del PD. Ma è un’interpretazione arbitraria e dibattuta anche fra gli esperti di regole elettorali: secondo vari pareri potrebbe non essere accettata dal ministero dell’Interno. Intanto per domani è attesa la convocazione degli organi di Italia viva per decidere sul simbolo.