Colau, la pasionaria di Barcellona temuta dall’establishment (VIDEO)

Classe 1974, un passato all’insegna dell’attivismo sociale e una vita lavorativa che, come per la maggioranza degli spagnoli della sua età o più giovani, è stata segnata dalla crisi e dal precariato: è Ada Colau, probabile prossimo sindaco di Barcellona, a capo della piattaforma Barcelona En Comù (Barcellona in comune) che ha ottenuto la maggioranza relativa alle elezioni comunali, diventando il simbolo della richiesta di cambiamento emersa dalle elezioni locali in Spagna. La sua lista, sostenuta da una coalizione di partiti di sinistra catalani e anche dal nuovo partito spagnolo Podemos, ora dovrà cercare di formare difficili alleanze politiche per governare la metropoli. Ma il suo primo posto in una città governata ininterrottamente per trent’anni dal Partito Socialista catalano e negli ultimi quattro dai nazionalisti di centrodestra di Convergencia i Uniò, ha il sapore di una vittoria storica: “Ancora una volta, come è successo altre volte nel corso storia, questa è stata la vittoria di Davide contro Golia. Va detto”. “Ha vinto la cittadinanza, la speranza, la voglia e il desiderio di cambiamento contro la campagna della paura e della rassegnazione. Perciò hanno vinto tutti, e ha vinto tutta Barcellona”. Colau è diventata famosa grazie al suo impegno nella piattaforma Pah, un’organizzazione di lotta per il diritto alla casa e contro gli sfratti selvaggi che negli anni della bolla immobiliare e della crisi economica hanno messo in ginocchio centinaia di migliaia di spagnoli. Anche per questo, dato che nel mirino degli attivisti c’erano soprattutto le banche, la candidata sindaco è stata tacciata dal centrodestra e dai socialisti di populismo, estremismo e totale mancanza di esperienza politica. La sua lista si propone di cambiare il modello di sviluppo della capitale catalana, basato negli ultimi 20 anni sempre più sul turismo low-cost. Un altro cavallo di battaglia è quello della lotta alla corruzione – che in Catalogna come nel resto della Spagna ha travolto la classe politica in modo trasversale – e ai “privilegi”: Colau ha promesso di ridurre il suo stipendio a 2.200 euro al mese, contro i 143.000 euro annui dell’attuale sindaco di centrodestra Xavier Trias.

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