“L’uniforme è per me la patria e racchiude tutto ciò che anch’io rappresento: l’onore, la dignità, l’umiltà, la determinazione, il carattere, la disponibilità verso gli altri, l’amore verso il prossimo, il sacrificio e al tempo stesso la forza, il coraggio e la speranza”. A parlare è il colonnello del ruolo d’onore dell’Esercito, Carlo Calcagni, pilota istruttore di elicotteri dell’Aviazione dell’Esecito, ammalatosi – dopo una missione di peacekeaping in ambito Nato sotto egida Onu per evacuazioni medico-sanitarie nei Balcani, nel 1996 – di Sensibilità chimica multipla, malattia legata a una contaminazione da metalli pesanti nonché di una malattia neurodegenerativa e irreversibile con morbo di Parkinson che lo costringono ad assumere, ogni giorno, decine di pillole e cocktail di farmaci. La sua storia la racconta, nel documentario “I AM, Io sono il Colonnello”, il regista Michelangelo Gratton di Abilty Channel, la cui prima è prevista per il 13 aprile 2018 a Trevignano Romano, sul lago di Bracciano. Il film, realizzato con la collaborazione del Ministero della Difesa, descrive la quotidianità del colonnello Calcagni, fra affetti, passioni, terapie mediche, dialisi, ricoveri programmati in Italia e Inghilterra e allenamenti per mantenere il tono muscolare. Tutto questo senza mai smettere di lavorare per l’Esercito e di indossare la sua uniforme da ufficiale.
Carlo Calcagni, nonostante la sua grave invalidità, non si è mai arreso, diventando nel tempo un esempio di positività e resilienza, aggrappandosi alla vita soprattutto grazie allo sport e alla bicicletta, una delle sue più grandi passioni, che gli ha permesso anche di vincere 2 medaglie d’oro ai campionati del mondo di paraciclismo nel 2015 e come atleta del Gruppo sportivo paralimpico Difesa, 3 medaglie d’oro agli Invictus Games 2016 di Orlando in Florida (Usa), i giochi paralimpici per militari e veterani, ideati dal principe Harry d’Inghilterra. Per girare il docufilm, il colonnello Calcagni, dopo quasi 20 anni, è tornato anche ai comandi di un elicottero grazie alla collaborazione con il WeFly! Team, la pattuglia aerea italiana di piloti disabili e la scuola di volo “Università del Vds” di Caposile, in provincia di Venezia.[irp]