La Romania nel caos dopo l’annullamento delle elezioni presidenziali
Decisione senza precedenti della Corte Costituzionale. L’interferenza russa e il ruolo dei servizi segreti VIDEO
Un terremoto politico scuote la Romania dopo la decisione senza precedenti della Corte Costituzionale di annullare il primo turno delle elezioni presidenziali. La motivazione ufficiale? Presunte interferenze russe che avrebbero favorito il candidato dell’ultradestra sovranista, Calin Georgescu, scatenando un acceso dibattito sulla legittimità della decisione e sul futuro democratico del Paese.
La decisione della Corte e le accuse di golpe
Con un verdetto unanime, la Corte ha ordinato la ripetizione dell’intero processo elettorale, dichiarando che questa scelta è necessaria per garantire la correttezza e la legalità del voto. Tuttavia, la reazione di Georgescu e del suo partito è stata immediata e dura: “Un golpe contro la volontà popolare”, ha dichiarato il candidato, accusando la magistratura di essere manipolata da forze politiche legate al “sistema”. Nonostante la retorica incendiaria, Georgescu ha invitato i suoi sostenitori ad evitare azioni violente.
Sul fronte opposto, anche la candidata progressista Elena Lasconi ha parlato di un “affronto alla democrazia”. Pur avendo superato di poco il premier Marcel Ciolacu per accedere al ballottaggio, la ripetizione del voto potrebbe mettere a rischio la sua corsa presidenziale. Lasconi teme che il nuovo contesto elettorale possa favorire risultati imprevedibili, vanificando il vantaggio acquisito al primo turno.
L’interferenza russa e il ruolo dei servizi segreti
La decisione della Corte arriva dopo che il presidente uscente, Klaus Iohannis, ha declassificato documenti dei servizi segreti romeni. Questi evidenziano che Georgescu avrebbe beneficiato di una massiccia campagna di disinformazione sui social media, orchestrata da un “attore statale”, identificato come la Russia. In particolare, TikTok sarebbe stato il fulcro dell’operazione, con circa 25.000 account coinvolti, attivati intensivamente nelle due settimane precedenti il voto.
Tra le rivelazioni più clamorose, emergono trasferimenti di fondi per oltre 381.000 euro destinati a influencer e account che promuovevano Georgescu. Parallelamente, si contano oltre 85.000 attacchi informatici mirati a compromettere l’integrità del sistema elettorale. La gravità delle accuse ha portato la Procura generale ad aprire due inchieste penali, focalizzate sia sulle interferenze esterne che su possibili reati di natura finanziaria.
Reazioni politiche e internazionali
La crisi ha provocato reazioni polarizzate anche tra le forze politiche. Il premier uscente Marcel Ciolacu ha definito la decisione della Corte “unica e corretta”, sostenendo che la sicurezza nazionale debba prevalere. Dal canto suo, il presidente Iohannis ha rassicurato investitori, UE e NATO sulla stabilità del Paese, affermando che “la Romania rimane solida” nonostante il caos elettorale.
Le istituzioni europee osservano con attenzione gli sviluppi, preoccupate per il rischio di destabilizzazione in un momento in cui la regione è già sotto pressione per la guerra in Ucraina e le crescenti tensioni con la Russia.
Il futuro della Romania: tra instabilità e speranza
La ripetizione delle elezioni pone il Paese davanti a un bivio. Da un lato, potrebbe rappresentare un’opportunità per riaffermare i valori democratici e garantire trasparenza. Dall’altro, rischia di acuire le divisioni sociali e politiche, alimentando sfiducia nelle istituzioni.
Con il presidente Iohannis che promette di restare in carica fino all’elezione del suo successore, la Romania si prepara a scrivere una nuova pagina della sua storia politica. Resta da vedere se sarà una storia di rinascita democratica o di ulteriore frammentazione.