Scienza e Tecnologia

Come sarà abitare nel futuro? La Smart home immaginata dal PoliMi

Lo smartsitter è un babysitter virtuale che, con sensori e telecamere, combinate all’intelligenza artificiale e a un semplice assistente vocale, permette “alla casa” di tenere sotto costante controllo i bambini, evitando situazioni di potenziale pericolo. È uno dei tre use case selezionati dall’IoT Lab del Politecnico di Milano nell’ambito della seconda edizione dell’hackathon “Open Lab Smart Home: Time to Hack”, una “gara di smanettoni” di robotica e tecnologie digitali, per immaginare la casa del futuro. Giovanni Miragliotta, docente del PoliMi e responsabile IoT Lab.

“L’hackaton – ha spiegato – è un momento di creatività. Si danno ai partecipanti gli ingredienti, i mattoncini del Lego e poi quello che viene fuori, viene generato. Quello che hanno scelto i partecipanti a questa edizione è stato di costruire tre specifici scenari; due più relativi all’ambito domestico, del risparmio energetico e della sicurezza degli infanti e uno più relativo all’ambito dello small business e home business, quindi tutto quello che riguarda la gestione di un piccolo ufficio che può essere anche esso a casa. Questi ambiti hanno dei punti in comune ma poi ma anche ambiti molto specifici. Tutto questo è realizzato con tecnologie commercialmente sul mercato che vengono messe insieme, oltre a quelle che erano le specifiche funzionalità immaginate dai loro iniziali produttori”.

I risultati sono stati presentati ieri nel padiglione Made del Politecnico di Milano, l’avveniristico Competence center dell’industria 4.0 dove gli studi di ingegneri, studenti e ricercatori incontrano le esigenze delle aziende. Ma le nuove tecnologie stanno rivoluzionando anche il mercato del comfort domestico. Oggi si parla di Smart home collaborativa per indicare un’abitazione sempre più connessa e pronta a rispondere a ogni esigenza di chi ci vive. Dopo 801,5 milioni di dispositivi per la smart home venduti nel 2020, con un incremento del 4,5% rispetto al 2019, si prevede che il mercato crescerà a doppia cifra entro il 2025, raggiungendo 1,4 miliardi di dispositivi.

“La Smart home collaborativa – ha precisato Miragliotta – è una smart home in cui si realizza, nell’esperienza fisica della casa, quello che noi vediamo ormai realizzato nel mondo dell’Information technology: una totale apertura, una totale interoperabilità dei diversi dispositivi per far sì che poi uno strato software ci consenta di avere la massima libertà delle applicazioni, di cosa vogliamo fare”. Un imput fondamentale per lo sviluppo di queste nuove tecnologie è venuto proprio dal lockdown determinato dalla pandemia di Covid-19.

“Noi abbiamo utilizzato l’esperienza della pandemia anche un po’ per riflettere su quelli che sono i nuovi bisogni delle persone che sono in casa – ha concluso il docente – ad esempio alcune esigenze certamente sono scemate, altre come quella del comfort della vita della casa, invece, è diventato molto più importante. Da questo punto di vista, la pandemia ha rappresentato, per tutti, una sfida anche perché lo sviluppo dell’hackaton ha dovuto in qualche modo interagire anche con i tempi dettati dalla situazione sanitaria”.

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redazione