Comey conferma indagine su legami Trump-Russia. E scontro Fbi-Casa Bianca

21 marzo 2017

C’è un’indagine in corso sui possibili legami tra il governo russo e lo staff della campagna elettorale di Donald Trump, in merito ai tentativi di Mosca di interferire nelle ultime elezioni presidenziali statunitensi. A confermarlo è stato il direttore dell’Fbi, James Comey (foto), durante l’audizione pubblica alla commissione d’Intelligence della Camera statunitense dedicata al tentativo del Cremlino di influenzare le elezioni. Inoltre, Comey ha escluso che il presidente Donald Trump sia stato sottoposto a intercettazioni nella Trump Tower. Comey ha dichiarato che “non è nostra pratica confermare l’esistenza di indagini in corso”, ma “nelle circostanze inusuali in cui è nel pubblico interesse” parlare, dopo l’approvazione del dipartimento di Giustizia, ha voluto confermare che “l’Fbi sta indagando sui tentativi del governo russo di interferire nelle elezioni 2016, sulla natura di ogni legame tra le persone associate alla campagna di Trump e il governo russo e su qualsiasi coordinamento tra la campagna (di Trump) e i tentativi russi”.

Poi, il direttore dell’Fbi ha escluso che il presidente sia stato sottoposto a intercettazioni nella Trump Tower di New York, durante la campagna elettorale; Trump, infatti, ha accusato il predecessore Barack Obama di aver ordinato delle intercettazioni contro di lui. “Non sono in possesso di informazioni a sostegno di quei tweet (quelli con cui il presidente Donald Trump ha accusato Barack Obama, ndr)” ha detto Comey. Durante l’audizione alla commissione d’Intelligence della Camera statunitense, Comey e Mike Rogers, che guida la National Security Agency, hanno dichiarato che non ci sono prove che i voti alle ultime elezioni presidenziali statunitensi siano stati modificati dagli hacker; l’interferenza russa si sarebbe manifestata solo con una campagna per influenzare il voto. Alla domanda del repubblicano Devin Nunes, presidente della commissione, Comey e Rogers hanno risposto che non ci sono prove di interferenze russe nel conteggio dei voti in Michigan, Pennsylvania, Wisconsin, Florida, North Carolina e Ohio, ovvero gli ‘swing States’ decisivi per l’esito delle elezioni.

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Anche Nunes ha escluso che la Trump Tower, quartier generale della campagna elettorale dell’attuale presidente, sia stata sottoposta a intercettazioni; Nunes ha poi aggiunto, nel suo discorso di apertura dell’audizione, che potrebbero essere avvenuti altri tipi di sorveglianza ai danni di Trump. “Lasciatemi essere chiaro: sappiamo che non ci sono state intercettazioni nella Trump Tower. Nonostante questo, è possibile che altre attività di sorveglianza siano state usate contro il presidente Trump e i suoi uomini”. Dopo Nunes, ha parlato il capogruppo democratico, Adam Schiff. “Non sappiamo se i russi abbiano ricevuto l’aiuto di cittadini statunitensi, incluse le persone dello staff di Trump. Se la campagna di Trump ha aiutato o favorito i russi, non sarebbe solo un grave crimine, ma sarebbe uno dei tradimenti più scioccanti della fiducia nazionale nella storia del Paese”. “Non sapremo mai se l’azione dei russi sia stata determinante in un’elezione così combattuta. Non è importante. I russi sono riusciti a intromettersi nella nostra democrazia e le nostre agenzie d’intelligence hanno concluso che lo faranno ancora”. La replica della Casa Bianca non si fa attendere. E in modo stringato il portavoce Sean Spicer, fa sapere che non c’è alcuna prova dei rapporti tra Donald Trump e il governo russo.

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