Commissario porto Augusta, “appare evidente” che Lo Bello perorò nomina Cozzo

INCHIESTA PETROLIO E’ quanto emerge dagli atti. La vicenda è intrecciata alla concessione di un pontile nel porto siciliano che stava molto a cuore al “clan” e in particolare all’imprenditore Gemelli di Maurizio Balistreri

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Ivan Lo Bello e Gianluca Gemelli

di Maurizio Balistreri

Si fa sempre più complessa l’inchiesta sul petrolio in Basilicata. E le sorprese non sembano arrestarsi. Uno dei filoni è quello  sulla concessione d’uso del pontile del porto di Augusta (Siracusa). “Se noi vogliamo fare una cosa intelligente, ti conviene prendere il pontile così condizioni l’uso di esso”. Un business del petrolio su cui cerca di mettere le mani il “clan” di Gianluca Gemelli, su suggerimento di Paolo Quinto, capo della segretaria della senatrice Anna Finocchiaro. Oltre al compagno dell’ex ministro allo Sviluppo economico Federica Guidi, sono indagati dalla Procura di Potenza per turbata libertà del procedimento di scelta del contraente Giuseppe De Giorgi, capo di Stato Maggiore della Marina militare, Alberto Cozzo, attuale commissario straordinario dell’Autorità portuale di Augusta, Giuseppe Berutti Bergotto, capo della Pianificazione finanziaria della Marina, Nicola Colicchi, ex presidente della Compagnia delle opere, Quinto e Alfredo Leto, amministratore della società Alfa Tanko (di cui era socio occulto Gemelli). Intanto, dagli atti dell’inchiesta sul petrolio in Basilicata, “appare evidente” che il vicepresidente educational di Confindustria, Ivan Lo Bello – che è indagato per associazione per delinquere – “ha in effetti ‘perorato’ la nomina (poi di fatto avvenuta)” di Alberto Cozzo a commissario straordinario del porto di Augusta (Siracusa). La vicenda è strettamente intrecciata alla concessione di un pontile nel porto siciliano che stava molto a cuore al “clan” e in particolare all’imprenditore Gianluca Gemelli. Secondo gli inquirenti, il “clan” riuscì a far cambiare idea al ministro delle Infrastrutture, Graziano Delrio, che pensava ad un candidato diverso. Incontrato Cozzo, Delrio ne rimase – racconta Lo Bello al lobbysta Nicola Colicchi – “piacevolmente soddisfatto: ‘guarda avevi ragione è proprio uno bravo, uno serio'”, riferisce lo stesso Lo Bello citando le parole di Delrio.

Il processo per arrivare alla conferma di Cozzo (che è indagato) non fu facile da portare a termine per il “clan”. In un sms del 12 maggio 2015 intercettato dagli investigatori, Cozzo scriveva all’imprenditore Gianluca Gemelli che “il gabinetto Delrio vuole nominare commissario il comandante del porto Macauda come a Napoli e Gioia Tauro in vista della riforma”. Nello stesso scambio di sms tra i due, si parla di interventi da cercare e Cozzo, dopo aver riferito di non aver ottenuto risultati, si lascia andare anche a un: “E fanculo Delrio”. Il suo umore – si evince dalle numerose intercettazioni agli atti dell’inchiesta di Potenza – cambia completamente dopo l’incontro con Delrio. Infatti, il 21 giugno 2015, Gemelli telefona allo stesso Cozzo e comincia: “Albertone… ma mi dicono che hai fatto faville”, riferendosi all’ottima impressione destata nel Ministro. In effetti, con un decreto Delrio confermò Cozzo “fino alla nomina del Presidente dell’ente portuale siciliano e comunque per un periodo non superiore a sei mesi”. Sempre dagli stessi atti dell’inchiesta sul petrolio in Basilicata, emerge che, per sbarazzarsi del contrammiraglio Roberto Camerini e mandarlo “in un posto innocuo”, l’imprenditore Gianluca Gemelli e gli altri presunti componenti del “quartierino” seguirono alla fine la tradizionale strada del “promoveatur ut amoveatur” cioè di far promuovere Camerini da ammiraglio ad ammiraglio di divisione per trasferirlo lontano da Augusta e quindi dagli interessi del “clan”.

In un’intercettazione dell’8 gennaio 2015, parlando a con il lobbysta Nicola Colicchi, Gemelli, già certo del trasferimento di Camerini, lo definisce con tono di disprezzo il “marinaretto di Augusta: va fuori dalle balle, già comunicato. Quindi proprio abbiamo chiuso”. In sostanza, Camerini “non andava affatto a genio” a Gemelli. Il giudizio dell’imprenditore aretuseo è basato – secondo quanto ricostruito dalla Squadra mobile di Potenza – su due circostanze. La prima si riferisce al fatto che Camerini – secondo Gemelli – “avrebbe sempre fatto lo str… con Federica Guidi, non avendo mai fatto cenno ad alcun invito”, quando la compagna, dopo la nomina a Ministro, andava “seppure solo qualche fine settimana” ad Augusta, dove Gemelli vive. La seconda circostanza riguarda le manifestazioni della Marina: Gemelli spiega al lobbysta Nicola Colicchi (i due sono definiti dagli inquirenti “promotori, ideatori ed organizzatori di un’associazione a delinquere di cui fanno parte anche Paolo Quinto e Ivan Lo Bello) che “alle manifestazioni della Marina in passato veniva invitato il padre, mentre in un’ultima occasione non l’hanno più invitato”. Da qui il “fastidio” che Camerini provocava in Gemelli.