La Commissione europea ha raccomandato al Comitato dei rappresentanti degli Stati membri presso l’Ue (Coreper), riunito oggi a Bruxelles, di adottare i quadri negoziali e dare il via libera all’avvio delle conferenze intergovernative per le trattative d’adesione dell’Ucraina e della Moldova all’Unione. Ma per ora il processo resta appeso a un veto ungherese contro l’Ucraina. Secondo l’Esecutivo comunitario, entrambi i paesi hanno rispettato tutte le condizioni che erano state poste, attuando una serie di decisioni che erano considerate necessarie per mettersi in linea con il diritto o i principi dell’Ue.
Secondo fonti diplomatiche a Bruxelles, gli ambasciatori dei Ventisette hanno appoggiato all’unanimità (come è necessario) l’avvio dei negoziati con la Moldova, ma uno Stato membro, l’Ungheria, non ha sostenuto l’adozione del quadro negoziale riguardo all’Ucraina. Le reticenze ungheresi riguardano in particolare il trattamento delle minoranze linguistiche o nazionali in Ucraina, che secondo Budapest non sarebbero abbastanza tutelate neanche con le nuove disposizioni legislative che la Commissione ha giudicato invece sufficienti. I due paesi candidati avevano tre condizioni ciascuno da rispettare per ottenere la raccomandazione favorevole della Commissione.
Per l’Ucraina, oltre alle disposizioni sulle minoranze linguistiche o nazionali ora adottate, erano già state approvate nei mesi scorsi altre disposizioni riguardanti la lotta alla corruzione e lo smantellamento del potere degli oligarchi (“de-oligarchizzazione”). Per la Moldova, erano state già adottate, come richiesto, la riforma giudiziaria e le disposizioni per lo smantellamento del potere degli oligarchi, e mancava solo un ultimo requisito sulla lotta alla corruzione, ora soddisfatto, secondo la Commissione. Dodici Stati membri (Repubblica ceca, Estonia, Finlandia, Germania, Lettonia, Lituania, Polonia, Portogallo, Romania, Slovacchia, Slovenia, Svezia) hanno chiesto alla presidente di turno del Consiglio Esteri dell’Ue, Hadja Lahbib, con una lettera del 5 giugno, di fare di tutto per adottare i quadri negoziali per entrambi i paesi al prossimo Consiglio Affari generali (previsto il 18 giugno), in modo che le conferenze intergovernative possano essere convocate entro la fine del mese.
La fine di giugno e l’inizio di luglio, va sottolineato, segnano anche la fine del semestre di turno della presidenza belga del Consiglio Ue, e l’inizio della presidenza semestrale successiva, che spetta proprio all’Ungheria, con Budapest che ha interesse semmai a frenare e ritardare il processo di adesione, almeno per l’Ucraina. Le decisioni “ora sono nelle mani degli Stati membri; spetta a loro adottare il quadro negoziale; e come sempre è prerogativa del presidente del Consiglio Ue, una volta compiuto questo passo, convocare una conferenza intergovernativa per sancire formalmente l’avvio dei negoziati”, ha ricordato oggi a Bruxelles la portavoce della Commissione europea responsabile per l’Allargamento dell’Ue, Ana Pisonero.
Spiegando più in dettaglio i passi avanti che hanno fatto entrambi i paesi candidati, la portavoce ha ricordato, durante il briefing quotidiano per la stampa della Commissione, che “l’Ucraina ha adottato una legge proposta dal governo che aumenta il tetto massimo del personale dell’Ufficio nazionale anti-corruzione”. Gli ucraini “hanno inoltre eliminato le disposizioni che limitavano, presso l’Agenzia nazionale per la prevenzione della corruzione, alcuni poteri di verifica continua, riguardanti i beni già sottoposti a un processo di controllo, e i beni acquisiti dai dichiaranti prima di entrare a far parte della Pubblica amministrazione; e hanno promulgato una legge che regola il lobbismo in linea con gli standard europei, come parte del piano d’azione anti-oligarchi”.
“Riguardo agli ultimi passi, sui diritti delle persone appartenente alle minoranze – ha continuato Pisonero – l’8 dicembre 2023 il Parlamento ucraino ha modificato le leggi in materia sulle minoranze nazionali: gli emendamenti in particolare prevedono norme adeguate in materia di istruzione nelle lingue minoritarie, quote linguistiche sufficienti nei media, e diritti e criteri proporzionati per l’uso delle lingue minoritarie nella vita pubblica. Ovviamente, l’attuazione di queste norme sarà importante e la Commissione la monitorerà nell’ambito delle sue relazioni periodiche sull’allargamento” dell’Ue.
Anche la Moldova, ha aggiunto la portavoce, “ha continuato a fare progressi significativi nell’ambito dei tre passi rimanenti che doveva compiere: nella nomina controllata della Corte suprema dei membri degli organi di autogoverno giudiziario e dei procuratori, e nella nomina di un nuovo procuratore generale in un processo meritocratico e trasparente”. I moldavi “hanno previsto risorse e strutture adeguate per la procura anti-corruzione; e hanno intrapreso ulteriori passi verso la ‘de-oligarchizzazione’, anche attraverso normative pertinenti come quelle sui pagamenti in contanti e sulle clausole finanziarie”. “In effetti tutti i passi previsti sono stati compiuti da entrambi i paesi e ora spetta ovviamente agli Stati membri portare avanti la discussione sulle prossime decisioni” ha concluso la portavoce.