La successione di crisi migratorie negli ultimi anni dimostra che “ci saranno sempre delle sfide in questo campo e che la nostra risposta non può essere ‘ad hoc’ ogni volta: non possiamo continuare così evento dopo evento, nave dopo nave; è il momento di arrivare a un approccio olistico, sistemico e complessivo”, e questo approccio esiste già “non dobbiamo reinventare la ruota”, perché da due anni “abbiamo messo sul tavolo una serie completa di proposte che rispondono a queste sfide: il Patto europeo per l’immigrazione e l’asilo”. E ora “è venuto il momento” di approvarlo. Lo ha affermato il vicepresidente della Commissione europea Margaritis Schinas, intervenendo stamattina Strasburgo in un dibattito sulla questione migratoria della plenaria del Parlamento europeo.
Serve una road map
“Paradossalmente – ha rilevato Schinas – tutto ciò che ci serve per questa discussione lo abbiamo tra le dita, ma fuori portata. E’ come avere un paracadute ma scegliere di lanciarsi senza usarlo. E’ un patto che migliora la nostra gestione dell’immigrazione con un sistema basato sul diritto dell’Ue e sul metodo comunitario”. “Se c’è una lezione – ha continuato il vicepresidente della Commissione – che abbiamo imparato da tutte queste crisi è che fare da soli non funziona. Adesso abbiamo bisogno di un accordo europeo sul Patto. Questa – ha sottolineato – è una grande occasione per ribadire il nostro invito al Parlamento europeo e al Consiglio Ue per avanzare con una ‘roadmap’ che adotti tutti i punti ancora in sospeso del Patto, cominciando dai regolamenti sulle qualifiche e sui reinsediamenti dei profughi e dalla direttiva sulle condizioni di accoglienza”. Su questi testi ci sono già degli accordi politici, mentre sui regolamenti ‘screening’ ed Eurodac ci sono già i mandati per cominciare i negoziati a tre (“triloghi”) fra Parlamento europeo, Consiglio e Commissione.
Iniziativa ‘Team Europe’
Nel frattempo, ha insistito Schinas, il soccorso in mare “è un obbligo del diritto internazionale e di quello europeo, indipendentemente dalle circostanze” che hanno portato le persone a trovarsi in quelle condizioni. Il vicepresidente della Commissione ha poi ricordato il piano d’azione in 20 punti presentato lunedì dall’Esecutivo comunitario in vista del Consiglio straordinario Affari interni di venerdì 25 novembre, dedicato specificamente alla crisi migratoria nel Mediterraneo centrale, che ha causato i dissidi fra Italia e Francia nella vicenda della nave “Ocean Viking”. “Abbiamo proposto – ha spiegato – un piano con 20 azioni per affrontare le sfide nel Mediterraneo centrale: innanzitutto dobbiamo lavorare con le organizzazioni internazionali e con i paesi partner, che non saranno mai in grado di sostenere una politica migratoria da soli; sosterremo l’Egitto, la Tunisia e la Libia per garantire una migliore gestione delle frontiere e dei flussi migratori”. “Promuoveremo – ha proseguito Schinas – la lotta contro i trafficanti, potenziando anche gli sforzi diplomatici per i rimpatri e migliorando i canali legali di arrivo nell’Unione; massimizzeremo l’impatto di tutte queste azioni lanciando un’iniziativa ‘Team Europe’ prima della fine dell’anno”.
Attuare i ricollocamenti volontari
Inoltre, occorre “un approccio più coordinato per quanto riguarda le attività di ricerca e soccorso in mare, con una più forte cooperazione, oltre che con i paesi partner, fra gli Stati membri e tutti gli attori coinvolti. Il Patto prevede già di lanciare un ‘gruppo di contatto’ su ricerca e soccorso, usiamolo”, ha detto il vicepresidente della Commissione, aggiungendo che l’agenzia Frontex potrà valutare se servono più risorse a livello comunitario a questo fine, e che verrà coinvolta nel dibattito l’Organizzazione marittima internazionale. Infine, ma non meno importante, c’è la questione dei ricollocamenti volontari dei migranti. “Dobbiamo attuare in pieno – ha affermato Schinas – il meccanismo per i ricollocamenti volontari, che abbiamo concordato in giugno con la ‘dichiarazione di solidarietà’ sotto la presidenza francese del Consiglio Ue. Grazie a questo, migliaia di ricollocamenti sono già a disposizione. Ovviamente – ha precisato – questo meccanismo è solo temporaneo, ma è anche un possibile ponte verso un sistema futuro permanente basato sul diritto comunitario. Non dobbiamo reinventare la ruota, abbiamo già gli strumenti: gli Stati membri devono usarli, e noi li sosterremo”.
“Gestire l’immigrazione con solidarietà e fiducia”
“Dobbiamo – ha detto ancora il vicepresidente della Commissione – imparare dal passato, e per prima cosa attuare misure immediate, pratiche e operative, per affrontare la situazione in tutte le rotte migratorie. Venerdì il Consiglio dei ministri degli Interni permetterà gli Stati membri di raggiungere degli obiettivi rapidi, ma non rimuoverà la necessità di conseguire soluzioni a lungo termine vincolanti. Oggi siamo in una situazione molto più forte per affrontare le sfide migratorie rispetto al 2015 o al 2016, abbiamo una forte Agenzia europea per i guardacoste e le frontiere (Frontex, ndr), un’Agenzia per l’asilo pienamente funzionante, abbiamo risorse strumenti e anche volontà politica, e non possiamo più aspettare oltre per dotarci di un quadro per l’immigrazione a prova di futuro”. “Questo – ha avvertito Schinas – non è un dibattito su una sola nave o su una sola rotta migratoria, è un dibattito sulla nostra capacità come europei di gestire l’immigrazione con solidarietà e fiducia”. Al Consiglio venerdì “daremo ai ministri gli strumenti necessari per le soluzioni e li inviteremo, come invitiamo oggi il Parlamento europeo, a garantire un accordo sul Patto. Piani d’azione, incontri di emergenza, dibattiti urgenti sono utili, ma non sufficienti: abbiamo bisogno di soluzioni permanenti, e le soluzioni – ha concluso – sono a portata di mano: possiamo adottarle e lo faremo”.