Commissione Ue loda superbonus 110% Italia per ristrutturazioni

Timmermans: “Un buon affare” per migliorare efficienza energetica

Frans Timmermans

Il Superbonus del 110% che finanzia in Italia le ristrutturazioni edilizie e il miglioramento dell’efficienza energetica degli edifici è “un buon affare” (“a good business case”) per lo Stato e per gli utenti che ne beneficiano, perché consente di abbattere il costo delle bollette e alleviare la “povertà energetica” delle famiglie a basso reddito. Lo ha detto oggi a Bruxelles il vicepresidente esecutivo della Commissione europea per il Green Deal, Frans Timmermans, durante la conferenza stampa sulla proposta di direttiva relativa alle prestazioni energetiche degli edifici.

“Lo Stato italiano – ha ricordato Timmermans rispondendo a una domanda sul Superbonus – deve dare oggi ingenti sussidi alle persone in condizioni di povertà energetica, che spesso pagano delle incredibili bollette a causa delle loro abitazioni mal isolate e così inefficienti. Ma se si investe, con l’aiuto delle autorità pubbliche, nella ristrutturazione degli edifici, si aumenta il valore delle proprietà; mi sembra di aver letto che per l’Italia vi sarebbe un incremento del 29% dell’efficienza energetica dalla classe G alla classe F”. E soprattutto, ha concluso il vicepresidente della Commissione, “così si riduce il costo della bolletta energetica per le persone”, con conseguente riduzione, quindi, dei sussidi statali per la povertà energetica.

Alla stessa domanda, la commissaria all’Energia Kadri Simson ha replicato: “C’è bisogno di investimenti anticipati, e tutte le misure nazionali volte alla ristrutturazione degli edifici sono benvenute. Le sosteniamo anche con i finanziamenti dei Pnrr”, i piani nazionali del Fondo di Recovery, “che in molti casi le prevedono” nei diversi Stati membri. Kadri Simson ha poi voluto sottolineare anche lei, dopo che lo aveva fatto in italiano Timmermans nella stessa conferenza stampa, che la nuova direttiva sulle prestazioni energetiche degli edifici non impone l’obbligo di migliorare l’efficienza delle abitazioni per poterle vendere o affittare, e che questa potrebbe essere, semmai, una decisione presa a livello nazionale.

La proposta di direttiva, nella sua versione definitiva, prevede che gli Stati membri individuino il 15% degli edifici con le peggiori performance di efficienza energetica (classe G) sul proprio territorio, e che si impegnino a effettuare un “upgrade” di questi edifici, se sono pubblici e non residenziali, dalla classe G alla classe F nel 2027 e dalla classe F alla E nel 2030. I due passaggi per gli edifici residenziali dovranno essere effettuati tre anni più tardi, nel 2030 e nel 2033, rispettivamente. “I vecchi edifici della classe più bassa dovranno essere rinnovati entro il 2030” ha sottolineato Simson. “Ma lasciatemi chiarire un punto: come ha spiegato anche Timmermans in italiano, nella nostra proposta non stiamo vincolando la vendita o all’affitto degli edifici al raggiungimento di questi standard minimi, anche se gli Stati membri possono decidere di farlo, e alcuni lo hanno già fatto”.

“In parallelo – ha continuato la commissaria – stiamo proponendo nuovi incentivi, con misure di sostegno per assicurare che i proprietari e gli affittuari possono accedere a servizi si consulenza tecnica e a finanziamenti, inclusi gli aiuti dello Stato, per le ristrutturazioni. Attraverso ristrutturazioni che migliorano l’efficienza ridurremo la povertà energetica e le bollette da pagare, creeremo un aumento del valore delle proprietà, e – ha concluso Simson – ridurremo le importazioni di energia da fonti fossili al momento in cui hanno prezzi molto alti”.