Immigrazione, si lavora su nuove norme. Le due ipotesi sul tavolo

Immigrazione, si lavora su nuove norme. Le due ipotesi sul tavolo
26 giugno 2018

I capi di Stato e di governo dei 16 paesi Ue che hanno partecipato al “mini summit” informale con la Commissione europea sull’immigrazione, domenica a Bruxelles, hanno discusso e deciso di approfondire due diverse ipotesi di “piattaforme regionali di sbarco” per i migranti soccorsi in mare, situate sia all’interno che all’esterno dell’Ue (in particolatre in Nordafrica). E’ stata invece “tolta dal tavolo”, secondo quanto ha riferito una portavoce della Commissione, Natasha Bertaud, una terza proposta: quella di portare i migranti arrivati illegalmente in un paese dell’Ue in “centri” situati in alcuni paesi vicini (si parlava di Kosovo e Albania).

A quanto sembra l’idea, avanzata circa un mese fa da Austria e Danimarca e non meglio precisata, era quella di porre fine ai “movimenti secondari” raccogliendo in questi veri e propri centri di detenzione tutti i migranti irregolari a cui è stata bocciata la richiesta di protezione internazionale, e che tuttavia non possono essere rimpatriati per mancanza di accordi con i paesi di provenienza. “Tre opzioni sono state menzionate” durante la riunione informale, ha detto Bertaud: la prima è quella “degli accordi regionali, in particolare con i paesi costieri del Nordafrica, per assicurare che ci sia un efficace coordinamento delle attività di ricerca e soccorso, e per far sì che l’Unhcr (l’Alto Commissariato Onu per i rifugiati, ndr) possa aiutare le persone che vengono soccorse in mare e sbarcate in quei paesi”.

Queste persone, se titolate ad avere la protezione internazionale, potrebbero quindi “essere avviate nei programmi di reinsediamento” (il trasferimento verso i paesi Ue che volontariamente decidono di accoglierle). I migranti che invece non hanno titolo alla protezione internazionale “potrebbero essere incanalati dall’Oim (Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, ndr) nei nostri programmi di reintegrazione”, ovvero il rimpatrio volontario nei paesi di origine. La seconda opzione riguarda le piattaforme in seno all’Ue, e in particolare “accordi regionali di cooperazione tra i paesi membri, per assicurare che ci sia una maggiore prevedibilità per gli sbarchi”, e per assicurare “l’identificazione rapida di coloro che hanno bisogno della protezione internazionale e di coloro che, invece, non ne hanno bisogno”.

Un ruolo nuovo e importante in queste procedure ce l’avrebbero due organismi dell’Ue: la Guardia costiera e di frontiera europea che la Commissione ha proposto di rafforzare sensibilmente; e la nuova Agenzia europea per l’Asilo, anche in questo caso rafforzata e con nuovi poteri (secondo quanto ha proposto la Commissione) rispetto all’attuale Easo (Ufficio di sostegno per l’Asilo europeo). Queste due opzioni, ha spiegato Bertaud, “potrebbero fornire terreno fertile per ulteriori discussioni, e crediamo che la loro fattibilità debba ora essere esplorata più in dettaglio. La Commissione ora lavorerà con l’Unhcr e l’Oim per discutere quali sono le possibilità, e poi tornerà a parlarne con gli Stati membri”. La terza opzione, concernente “accordi per cui dei centri esterni verrebbero creati in paesi terzi, per rimandare indietro persone che sono già entrate nell’Ue”, non ha invece trovato sostegno ed è stata “tolta dal tavolo”.

Questo, ha riferito la portavoce, “è emerso piuttosto chiaramente ieri: il rigetto di qualunque ipotesi che implichi respingimento (‘refoulement’, ndr) fuori dalll’Ue dei migranti entrati nell’Ue”, perché non è in linea con il diritto europeo, né con il diritto internazionale. Secondo fonti della Commissione, infine, nella riunione di domenica è stata anche discussa e immediatamente respinta come incompatibile con il diritto Ue e il diritto internazionale una quarta ipotesi, quella di respingere sistematicamente “alla australiana” tutte le imbarcazioni con migranti irregolari.

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