Politica

Compensi e canone, primo round in Vigilanza Rai. “Dg asservito a nessuno”

Il caso Report, il dibattito senza fine sui tetti ai compensi degli artisti in Rai, la tempesta sul direttore generale Antonio Campo Dall’Orto: in commissione di Vigilanza Rai approdano tutti i dossier aperti e le tensioni che gravitano sull’azienda radiotelevisiva pubblica. Seduta, quella di oggi che sarà proseguita la prossima settimana per il gran numero di interventi, con l’audizione della presidente Monica Maggioni e del Cda. Sempre la prossima settimana, con ogni probabilità mercoledì, la riunione del Cda. Dove approderà senza dubbio il caso Campo Dall’Orto perché, come ha spiegato Guelfo Guelfi, consigliere d’amministrazione molto vicino a Renzi, c’è bisogno di un chiarimento. “Non so e non penso Renzi voglia le sue dimissioni – ha ribadito -. Più che di redenzione, però, direi che bisogna andare al chiarimento. C’è una fase di acutezza. Servono veloci e proficui approfondimenti con Campo Dall’Orto”. Su questo fronte si è diffusa una fitta coltre di polemiche che la presidente Maggioni ha tentato di spazzare via rimandando al mittente la ricostruzione di una ‘guerra’ tra fazioni politiche nel Cda e un Dg, nominato dal governo Renzi ma ora sotto accusa e difeso a spada tratta dai Cinquestelle. “L’ultimo Cda non è stato un duello tra parti politiche avverse ma un confronto serio tra amministratori seri. La rappresentazione di un consiglio oggetto di trame della politica non corrisponde al vero”, ha sentenziato la Maggioni.

E soprattutto, ha aggiunto, non è accettabile la raffigurazione del “direttore generale come di una persona asservita a una parte politica. Non è una dinamica dentro il Consiglio ma che sta intorno al Consiglio”. Poi c’è il caso Report. “Nessuno ha mai pensato per un secondo di chiudere ‘Report’. Così si sgombra il campo dalle illazioni di questi giorni” ha precisato la Maggioni che però ha anche voluto sottolineare la necessità, tornando sulle polemiche sollevate dal servizio sul vaccino contro il Papilloma virus, di “chiederci nello specifico se tutte le voci sono state ascoltate, se è stato dato il giusto peso alle posizioni della comunità scientifica”. Insomma, “dobbiamo tenere conto che le cose che si fanno nella tv pubblica hanno un effetto dirompente”. Ma le tensioni sulla vicenda non si placano e anzi il Movimento cinque stelle rilancia niente di meno che con il presidente della Vigilanza Roberto Fico che lancia un aut aut: “Se sospendono Report gli italiani sospendano il pagamento del canone”. Perché chiudere Report “sarebbe un atto eversivo inaccettabile”, “il partito di Renzi cerca scuse per chiudere tutti quegli spazi che non accettano il pensiero unico. Danno a Report l’etichetta del M5S ma è un’idiozia”. Certo le posizioni del Pd sono di aperta critica ai contenuti dell’ultima puntata. “Non voglio sopprimere niente, ma neppure tenere in vita per forza – dice Guelfi a proposito di Report -. Voglio capire quali sono gli obiettivi di certi prodotti e se vengono centrati, io penso che se ne debba parlare”. Interviene anche l’ex premier Matteo Renzi secondo il quale le frasi di Fico sul canone Rai rientrano tra le “armi di distrazione di massa” e comunque “macché chiudere Report, io voglio far vaccinare i nostri figli”.

Il capogruppo dei deputati di Alternativa popolare Maurizio Lupi sottolinea che “è l’ora di finirla con le polemiche strumentali. Noi contrariamente ad altri gruppi parlamentari non useremo due pesi e due misure. Non chiediamo e non chiederemo la chiusura di Report. Se Report fa un servizio sbagliato diciamo che quel servizio è vergognoso, a maggior ragione trattandosi di servizio pubblico ma mai cederemo alla tentazione di chiedere la chiusura di quella trasmissione”. “Allo stesso tempo, però, non si può pensare di rincorrere, demonizzare e attentare alla libertà di informazione contro il direttore del Tg1, semplicemente perché si ritiene non dia spazio ad una notizia”, attacca Lupi. A tenere banco anche la questione del tetto ai compensi delle star per il quale, ha precisato la Maggioni, è in corso “una interlocuzione” con l’Avvocatura dello Stato per applicare la legge “senza recare danni all’azienda”. Che sia un danno non ha dubbi Carlo Freccero secondo il quale “limitare il compenso delle star a un prezzo prefissato significa legiferare sulla Rai senza ricorrere a una legge specifica. Io rispetto il volere del Parlamento, ma il tetto agli stipendi delle star distrugge l’azienda perché toglie via le entrate pubblicitarie”. “Vi chiedo in ginocchio, almeno fatelo per gradi”, invoca il consigliere di amministrazione. D’accordo con Freccero Nicola Fratoianni di Sinistra Italiana che chiede alla politica di fare una “valutazione” perchè “non vorrei che si arrivasse a una marginalizzazione del servizio pubblico e poi a una sua svendita. Sviluppiamo una riflessione”. Per il capogruppo azzurro Renato Brunetta è necessaria “trasparenza” su tutto “sui compensi delle star, dei giornalisti, dei manager, dei collaboratori, sugli appalti esterni, sui cachet degli ospiti d’oro. Basta con questo caos da parte dei vertici di Viale Mazzini”. “E’ necessario trovare al più presto un criterio sul canone in bolletta, sul dumping pubblicitario (che la Rai esercita impunemente nei confronti di tutti gli altri competitor privati) e sui compensi alle star, per fare in modo che la tv di Stato esplichi davvero il compito che le è stato affidato: il servizio pubblico”, conclude Brunetta.

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