Comunali, centrodestra a prova unità. Berlusconi pensa a comitato per rilancio del partito. Ma anche a rottura con Salvini

Comunali, centrodestra a prova unità. Berlusconi pensa a comitato per rilancio del partito. Ma anche a rottura con Salvini
L'ex premier, Silvio Berlusconi
8 giugno 2018

Forza Italia e’ ancora determinante per il centrodestra? Da questa domanda passa il futuro del partito azzurro. E una delle tappe considerate fondamentali per capire quale sara’ la destinazione di FI e’ legata proprio alle amministrative di domenica. La convinzione dei ‘big’ e anche dello stesso Silvio Berlusconi e’ che la Lega al nord possa doppiare i consensi dei forzisti. Salvini va avanti per la sua strada, punta a governare con M5s per i prossimi cinque anni. Spesso ha garantito al Cavaliere che cerchera’ di portare avanti il programma concordato prima del 4 marzo ma per lui l’unico faro al momento e’ il contratto stipulato con Di Maio. Brescia, Vicenza, Pisa, Catania, Treviso, Terni, Barletta sono alcuni dei comuni in cui si misurera’ la coalizione (solo in alcune citta’ del Sud i due partiti si presentano con candidati diversi).

Lievita il malessere in Forza Italia

Se FI dovesse contribuire alla vittoria dell’alleanza, Berlusconi non penserebbe affatto a staccare il cordone con la Lega, accettando di giocare il ruolo di socio di minoranza sia a livello nazionale che locale. Se invece il centrodestra dovesse fallire l’attacco alle amministrazioni governate da anni dal Pd (la Lega punta soprattutto ad alcuni comuni come Siena e Pisa e non e’ un caso che per questa tornata e’ sceso in campo l’ex premier Gentiloni) e FI ottenere dei risultati modesti, allora il quadro potrebbe cambiare repentinamente.

Berlusconi potrebbe in quel caso accelerare sulla rottura, posizionarsi sull’opposizione anche alla Lega e intraprendere una nuova cavalcata nel deserto. Ma intanto sta cominciando ad emergere alla luce del sole il malessere dentro il partito. Se ne fa portavoce in qualche modo il governatore della Liguria Giovanni Toti che in un’intervista al ‘Corriere’ immagina un nuovo centrodestra con un’alleanza con Fdi e i piccoli partiti di centro, ma soprattutto dice no ad una riorganizzazione dall’alto.

La riorganizzazione del partito

Berlusconi infatti da settimane ragiona su come rilanciare FI: sul tavolo l’idea di tre coordinatori azzurri (uno al nord, Toti, uno al centro, Tajani, e uno al sud, Carfagna) oppure di un coordinatore (Carfagna) e due vicepresidenti (Toti e Tajani). Ma al momento l’ex presidente del Consiglio e’ orientato piuttosto a costituire una squadra nella stanza dei bottoni di palazzo Grazioli. A dar vita ad una segreteria che lo affianchi. Una sorta di comitato di saggi composto da una decina di persone, tra cui i capigruppo, gli ex capigruppo e gli esponenti piu’ di peso del partito. Berlusconi, riferiscono fonti azzurre, non chiude la porta ad un’assemblea costituente o ad un congresso che magari ad ottobre possa nominare un segretario.

Sarebbe un fatto inedito ma l’ex premier al momento immagina un altro percorso: nessuna rivoluzione interna, ma una fase di transizione gestita appunto dai maggiorenti del partito che possano lanciare collegialmente un rinnovamento. Tenendo presente che c’e’ sempre un leader che e’ tornato candidabile e che puntualmente sotto le elezioni fa lievitare i consensi di FI. E non gettando al vento la storia di un partito che e’ sempre stato il cardine del centrodestra.

Nomine, Gianni Letta da Giorgetti

L’ex premier e’ partito per Milano, in questi due giorni a Roma ha visto i suoi piu’ stretti collaboratori, a partire da Gianni Letta. Ed e’ proprio quest’ultimo che ieri in gran segreto si e’ recato a palazzo Chigi a trovare il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Giancarlo Giorgetti. C’e’ chi dice per perorare la causa di affidare ad un esponente leghista la delega sulle telecomunicazioni, altri ritengono che la visita sia legata alla possibilita’ di condividere tutte le prossime nomine degli enti di Stato. Sta di fatto che il dialogo tra FI e Lega, seppur sottile, continua.

Ma Berlusconi non vuole nemmeno sentir parlare di progetti di annessione di FI al partito di via Bellerio. Considera tentativi di ‘dolce’ colpo di Stato quelli proiettati a considerare Salvini il referente anche del partito azzurro. E non ritiene lecita tutta questa agitazione che si segnala tra deputati e senatori. La maggior parte dei parlamentari infatti si sta interrogando su qualche percorso intraprendere, nella convinzione che questo e’ un governo che andra’ fino a fine legislatura.

Decisive le amministrative di domenica

Nessuna fuga al momento ma sono in tanti a guardare al Carroccio, alla necessita’ di legarsi al segretario della Lega. Altri frenano, con la consapevolezza che non c’e’ un piano di partito unico, al momento e’ lo stesso Salvini a non volerlo, visto che da una parte mantiene i rapporti con Berlusconi e Meloni, dall’altra lavora a stretto gomito con Di Maio. C’e’ poi l’ala ‘moderata’ del partito, rappresentata da Tajani, e quella meridionale guidata dalla Carfagna che sono restii a consegnarsi al partito di via Bellerio.

E entrambe non intendono stringere un asse con chi – ragiona un parlamentare azzurro – vuole portare a Salvini la dote di FI, rimuovendo l’ostacolo Berlusconi. Ecco perche’ questa tornata amministrativa (non tanto il primo turno ma il secondo visto che a Siena, Brescia, Pisa si dovrebbe andare al ballottaggio) viene ritenuta decisiva. Per capire la consistenza di M5s, i progressi della Lega ma soprattutto la tenuta del partito azzurro, soprattutto al sud (a Catania per esempio i sondaggi sono ottimi, spiegano da FI). Con la possibilita’ che sia proprio M5s a fare da sponda al centrodestra, laddove la competizione dovesse essere con il Pd.

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