Politica

Comunali, flop M5s in Italia bipolare. Nodo alleanze per tutti

Le elezioni amministrative regalano (almeno per un giorno) l’idea di un’Italia bipolare. Con il Movimento cinque stelle escluso da tutti i ballottaggi delle città più grandi e costretto a fare i conti con una brusca frenata e qualche caso dolente (vedi Genova, la città del leader, e Parma dove l’ex cinquestelle Federico Pizzarotti va dritto al secondo turno forte, da solo, di oltre il 34% dei consensi). E Pd, Forza Italia e Lega ripensano alle coalizioni. Perchè un’altra cosa insegnano queste comunali – oltre a registrare un vero e proprio boom di liste e candidati civici – che uniti si vince. A destra come a sinistra. Così, a scrutinio ancora in corso in una tornata che ha portato alle urne solo il 60,07% degli elettori (contro il 66,85% della volta precedente), il Pd in schieramento insieme a liste civiche e forze di sinistra porta a casa 84 ballottaggi, Forza Italia 77 e il M5s appena 8. Obbligatoria, dunque, una riflessione sulle alleanze. E se Renzi parla di “buoni” risultati per il Pd e si concentra sulla sconfitta del Movimento cinque stelle – avversario numero uno dei dem secondo i sondaggi nazionali – osservando che “perde perché non decide. E non sa governare”, poi si riflette sui rapporti con i possibili alleati.

Perché, fallito l’accordo sulla legge elettorale tutta proporzionale – e il giorno dopo un voto che disegna un’Italia bipolare -, il fantasma o la speranza, a seconda dei punti di vista, del voto anticipato, magari a novembre, torna ad aleggiare sulla politica. Il coordinatore della segreteria Pd Lorenzo Guerini ribadisce che “sul piano locale le coalizioni sono esperienza consolidata” ma, sottolinea rispondendo a una domanda sui rapporti con Mdp, “a livello nazionale la cosa è più complessa”. Pisapia? “Un interlocutore autorevole che deve far parte del progetto di centrosinistra per il governo del Paese” ma, attenzione, “un percorso comune non può partire da condizioni ed è chiaro che non può esserci centrosinistra senza Pd”. Da parte sua il ministro della Giustizia e competitor di Renzi alle primarie, insieme a Michele Emiliano, Andrea Orlando ricorda che il centrosinistra vince se “solo se largo e plurale”. Dalle parti del centrodestra il leader della Lega Nord Matteo Salvini prende la palla al balzo per osservare che va bene la coalizione unita ma “a trazione Lega Nord” perchè lo dicono “i risultati”. E basta “con i discorsi della Lega eccessiva su immigrazione, sicurezza, Europa” perché “senza di noi non si va da nessuna parte”.

Lo sconfitto delle comunali? Per Salvini è Renzi perchè “i grillini hanno preso il 10-15-20 per cento dei voti, per me sono andati meglio del Pd. Se c’è uno sconfitto è Renzi che in molte realtà ha dovuto camuffarsi da lista civica perché si vergogna”. Quindi, subito al voto. Prospettiva sulla quale non concorda il capogruppo di Forza Italia alla Camera Renato Brunetta perchè “la data del voto dipende dal presidente della Repubblica, ma dipende anche dal fatto di avere una buona legge elettorale. Ad oggi non c’è una buona legge”. Dal suo blog, infine, Beppe Grillo prende la parola per ribaltare l’analisi sul voto: “Rispetto al 2012 abbiamo triplicato i ballottaggi (furono solo tre all’epoca) e siamo cresciuti in tutte le città in cui ci siamo presentati” mentre i partiti tradizionali si sono dovuti “camuffare” per ottenere voti. “La maggior parte delle città sono state conquistate da ammucchiate di liste civiche, capitanate da foglie di fico, fatte ad hoc per accaparrarsi voti sul territorio nascondendo il vero volto dei partiti – attacca il leader M5s -. Senza di loro il Pd di Renzi altro che sindaci: avrebbe faticato a mettere anche solo qualche consigliere comunale”.

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