Con vittoria a Tokyo, Koike sogna di essere l’anti-Abe

Con vittoria a Tokyo, Koike sogna di essere l’anti-Abe
Yuriko Koike e Shinzo Abe
6 luglio 2020

Il trionfo elettorale che ha confermato ieri Yuriko Koike governatrice di Tokyo, la capitale giapponese e il principale conglomerato urbano del mondo, consolida le possibilità che l’ambiziosa ex ministra di Shinzo Abe, oggi considerata da molti l’anti-Abe, possa un giorno diventare la prima capo di governo donna dell’Arcipelago nipponico. Koike ci ha già provato la scorsa volta, senza riuscirci. Ma oggi, con un Abe al minimo di consenso anche a causa della sfiducia dei giapponesi nelle sue scelte durante la pandemia COVID-19, la numero uno della città più popolosa del paese coglie un successo superiore a ogni aspettativa, che difficilmente la spingerà a limitarsi nel suo ruolo di politica locale.

Ieri i tokyoiti sono andati a votare al 55 per cento (gli aventi diritto erano più di 11 milioni), una percentuale più bassa delle scorse elezioni. Ma il successo di Koike è stato importante: 59 per cento dei votanti, pari a 3,66 milioni di voti singoli. I suoi rivali – Kenji Utsunomiya, Taro Yamamoto e Taisuke Ono – sono stati letteralmente ridicolizzati. Rispetto alle precedenti elezioni del 2016, Koike ha avuto oltre 750mila voti singoli in più, segno che il suo consenso si è ulteriormente consolidato a fronte di un calo complessivo dei votanti. La performance di Koike è la seconda migliore nella storia dopo quella dello scrittore Naoki Inose nel 2012, che però aveva alle spalle il Partito liberaldemocratico di maggioranza nel paese, mentre Koike si è presentata come candidata indipendente.

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Koike ha 67 anni ed è una politica di lungo corso. Parla arabo e ha studiato anche al Cairo. E` stata ministra all`ambiente nel 2003 sotto il governo di Junichiro Koizumi e nel 2007 ministra di Abe, col portafoglio alla Difesa. Ma poi ha lasciato il Partito liberaldemocratico, senza abbandonare il campo conservatore e l`adesione alla Nippon Kaigi, il principale think tank di destra del paese. Nel 2016 si è fatta eleggere governatrice di Tokyo da indipendente, battendo a sorpresa il candidato sostenuto da Abe e proponendosi così come rivale del premier. La sfida, però, l’ha persa nelle elezioni politiche del 2017, quando Abe è riuscito a vincere agevolmente le elezioni politiche nazionali.

E’ una donna abituata alle corse in salita, in un paese che continua a non dare fiducia alle donne in politica. Tuttavia quello di non avere una struttura, un partito alle spalle, rimane un forte handicap. Nel 2017 Koike fondò un partito – il Kibo no to (Partito della speranza) – che andò male. Poi un altro dal nome un po’ trumpiano: “Tomin ‘First’ no kai”, che potremmo tradurre come “Prima i tokyoiti”. Dopo aver abbandonato il primo progetto, è rimasta con in mano il secondo, visto finora come un partito locale. Ma la sua gestione della pandemia, percepita dai tokyesi come più solida rispetta a quella di Abe, ha in qualche modo rafforzato la fiducia nei suoi confronti.

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L’altra incognita per la governatrice è cosa farà il Partito liberaldemocratico. Oggi la leadership di Abe appare meno solida di un tempo: la fiducia misurata dai sondaggi appare in calo, vicina al livello di guardia, e il primo ministro sembra stanco e deteriorato da diversi scandali che hanno colpito l’immagine della sua amministrazione e della sua famiglia. E’ chiaro che ormai in molti nel suo partito pensino al “dopo” e la possibilità che emerga in tempi non troppo lunghi una più giovane alternativa interna è concreta. Nel suo primo discorso dopo la rielezione, la governatrice ha detto di voler concentrare il suo mandato sulla sanità e il contenimento degli effetti di COVID-19, oltre che sul tema dello spopolamento. E ha promesso di concentrarsi sulla gestione dei complessi problemi di Tokyo. Anche se molti pensano che il palcoscenico nazionale finirà inevitabilmente per attirarla di nuovo. askanews

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