Concistoro, tra i nuovi cardinali il prete francescano con 2 condanne a morte
LA STORIA Alla fine dell’udienza generale dello scorso aprile, Bergoglio aveva impedito a frate Simone di baciargli le mani, anzi, era stato lo stesso Papa a baciargliele
Il Papa lo aveva abbracciato, commosso, il 21 settembre 2014 durante la sua visita in Albania, e lo scorso 20 aprile, alla fine dell’udienza generale, gli aveva impedito di baciargli le mani, anzi, era stato Bergoglio a baciargliele. Oggi invece papa Francesco ne ha annunciato il nome tra quelli dei nuovi cardinali che riceveranno la berretta il prossimo 19 novembre. Tra i quattro cardinali non elettori c’è infatti quel semplice prete albanese, Ernest Simoni, della diocesi di Scutari, nato nel 1928, diventato francescano all’età di dieci anni, scampato per due volte all’esecuzione capitale durante la dittatura di Enver Hoxha, il dittatore che aveva proclamato l’Albania primo stato ateo al mondo. Nel 1948, nel pieno delle persecuzioni messe in atto dal regime comunista di Hoxha, anche il convento dei francescani venne saccheggiato e trasformato in luogo di tortura per i prigionieri. I frati vennero tutti fucilati, e i novizi espulsi. Simoni aveva vent’anni e fu quindi inviato dal regime a insegnare in uno sperduto villaggio sulle montagne, e qui il suo lavoro di maestro divenne anche e soprattutto un’opera missionaria ed evangelizzatrice.
Dopo due anni di durissimo servizio militare (1953-55), concluse clandestinamente gli studi in teologia e il 7 aprile 1956 fu ordinato sacerdote a Scutari. In obbedienza al vescovo, si incardinò in diocesi, anche se nel cuore rimase profondamente francescano. Il 24 dicembre 1963, dopo la Messa di Natale, fu arrestato e portato nel carcere di Scutari, in cella d’isolamento. Condannato a morte, la pena fu commutata in 25 anni di lavori forzati. In prigione divenne padre spirituale dei carcerati e loro punto di riferimento. Il 22 maggio 1973 venne nuovamente condannato a morte come presunto istigatore di una rivolta, ma per la testimonianza a suo favore dei carcerieri la condanna non fu eseguita. La sua permanenza in carcere e ai lavori forzati durò in tutto 18 anni, dodici dei quali in miniera. Dopo la liberazione nel 1981, fu comunque considerato “nemico del popolo” e obbligato a lavorare nelle fogne di Scutari. Esercitò il ministero del sacerdozio clandestinamente, fino alla caduta del regime nel 1990. Da allora ha continuato a servire come umile sacerdote, in tanti villaggi, prodigandosi a riconciliare molte persone in vendetta e a portare la sua testimonianza.