Confindustria e sindacati attesi alla prova rinnovo contratti

di Enzo Marino

Un esercito di 4,9 milioni di cui quasi 3 milioni del pubblico impiego. Sono i lavoratori dipendenti in attesa dei rinnovi contrattuali secondo gli ultimi dati Istat. Sono 36 i contratti in attesa di rinnovo e 15 riguardano la pubblica amministrazione. Quella che sta per aprirsi si annuncia come un passaggio delicato nell’ambito delle relazioni industriali che vedrà coinvolto anche l’esecutivo dopo la sentenza della Corte Costituzionale che ha bocciato il blocco dei contratti nel pubblico impiego che si protrae dal 2009. E proprio per l’impatto del pubblico impiego i temi di attesa dei rinnovi continuano a dilatarsi ed a luglio hanno toccato i 4 anni e mezzo rispetto ai 31 mesi dello stesso mese dello scorso anno. Intanto a settembre si apre la stagione dei rinnovi per tre settori di notevole rilevanza come metalmeccanici, chimici e comparto alimentare. Ma il tema dei rinnovi si intreccia con la questione del nuovo modello contrattuale, terreno di divisioni anche all’interno del mondo sindacale. Per il segretario confederale Cisl, Giuseppe Farina, i tempi di attesa sono “inaccettabili” e una delle ragioni per le quali i contratti si rinnovano con molto ritardo sta nella mancanza di regole contrattuali. “Il modello sperimentale del 2009 è scaduto – afferma Farina – se ora non definiremo regole nuove, temo che anche nella prossima stagione ci potranno essere tempi di attesa molto lunghi”. Per questa ragione, il rappresentante della Cisl ritiene “incomprensibile” l’atteggiamento della Cgil che non vuole discutere di un nuovo modello di relazioni. Alla Cgil invece si sottolinea che non c’è una relazione tra tempi di attesa per i rinnovi e nuovo modello contrattuale. Per il segretario confederale Cgil, Franco Martini, cecrare una relazione è “una operazione un pò mistificatoria”. “Le regole già ci sono, a partire dal testo unico sulla rappresentanza”, ed è la crisi economica la causa dell’attesa dei rinnovi.

Piuttosto, i temi della crescita e dello sviluppo sono le vere “urgenze” e “in questo contesto si possono trovare le soluzioni equilibrate”, come avvenuto recentemente per il contratto del terziario. Anche alla Uil contrari alla moratoria. “Bisogna fare i contratti nell’industria e nel settore pubblico – rileva il segretario confederale Tiziana Bocchi – un minuto dopo dobbiamo chiuderci in una stanza, magari buttando la chiave, per ridiscutere le nuove regole dei contratti. A oggi l’unica proposta di Confindustria è stato il tentativo di far slittare le piattaforme per i rinnovi. Noi siamo contrari e diciamo no a una moratoria. E’ inaccettabile. Invece, bisogna rinnovare i contratti in tempi brevi e poi mettere in campo una proposta per un nuovo modello”. Ma Confindustria ribadisce di non voler puntare a una moratoria. Ieri il presidente degli industriali privati, Giorgio Squinzi, oltre all’affondo ai sindacati definiti fattore di ritardo, ha sottolineato che l’obiettivo di Confindustria “non è quello che temevano in molti, tra cui la signora Camusso, di arrivare a una proroga dei contratti senza rinnovo, ma il nostro obiettivo è quello di rinnovare i contratti per arrivare a un contratto nazionale forte che favorisca e faciliti le assunzioni a tempo indeterminato”. “Il contratto nazionale è ineludibile, fondamentale per corrette relazioni industriali. Perché un contratto non è solo soldi”. E sull’avvio della stagione dei rinnovi il numero uno di Confindustria ha indicato che “se ci si confronta in modo costruttivo credo che sia possibile dare soluzioni non traumatiche”.

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