Economia

Confindustria, il 16 nuovo presidente. Sfida online Bonomi-Mattioli

La corsa per la presidenza di Confindustria è arrivata al rush finale. L’emergenza Coronavirus non ha fermato l’iter per la nomina del successore di Vincenzo Boccia. Il 16 aprile, con una ventina di giorni di ritardo rispetto all’inziale tabella di marcia, i 183 membri del Consiglio generale designeranno il nuovo presidente degli industriali. La sfida è tra due imprenditori del Nord: Carlo Bonomi, numero uno di Assolombarda, e Licia Mattioli, vicepresidente di Confindustria. Vista l’impossibilità di spostamento sul territorio nazionale, il voto, segreto, avverrà in modalità online. Bonomi, ai nastri di partenza, è il favorito come certificato dai saggi dell’Associazione dopo le consultazioni con il sistema. Ma il voto a distanza, con una partecipazione probabilmente più ampia, potrebbe anche riservare sorprese.

La nuova modalità di votazione avverrà su una piattaforma ad hoc e sarà testata martedì prossimo. A garantire la correttezza del voto saranno una Commissione elettorale, sorteggiata tra i probiviri, e un notaio. Se tutto filerà liscio, anche la votazione del programma e della squadra del nuovo presidente, in programma per il 30 aprile, avverrà sulla stessa piattaforma con voto online. L’ultima parola, da statuto, spetterà all’assemblea privata dei delegati, convocata il 20 maggio per eleggere formalmente il nuovo presidente e la sua squadra. Le modalità di svolgimento dell’assemblea sono ancora allo studio.

Quanto alla gara, durante le consultazioni, i saggi della Commissione di designazione hanno raccolto 162 indicazioni di voto. E oltre il 60% delle preferenze è andato a Bonomi. Per questo i saggi avrebbero voluto portare al voto solo il numero uno di Assolombarda. Un modo per lanciare un segnale forte di unità del sistema confindustriale, in una fase delicata e impegnativa. Mattioli ha però dimostrato, con certificazione scritta, di poter disporre del 20% dei voti assembleari e non ha manifestato l’intenzione di fare un passo indietro. La sfida, dunque, resta aperta e diversi voti sarebbero in bilico. Ma una cosa è certa: chi guiderà gli industriali per i prossimi quattro anni dovrà fare i conti con la peggiore crisi economica del Dopoguerra.

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