Occorre “definire correttamente il rapporto tra il salario minimo legale e il sistema della contrattazione collettiva esistente”, ricordando che “il perimetro delle garanzie” del Ccnl “e’ ben piu’ esteso del mero trattamento economico minimo”. Cosi’ il direttore area lavoro, welfare e capitale umano di Confindustria, Pierangelo Albini, in audizione sul salario minimo al Senato. “Con un’introduzione del salario minimo legale che non tenesse affatto conto di questa importante differenza e’ elevato il rischio che si determini il fenomeno della cosiddetta ‘fuga’ dal contratto collettivo”.
Intanto, riparte dal Patto per il Lavoro il confronto tra Confindustria e sindacati. Ad un anno dal Patto per la Fabbrica, siglato il 9 marzo del 2018, i leader di Cgil, Cisl e Uil e il presidente di Confindustria, tornano ad incontrarsi in uno scenario politico ed economico profondamente mutato. L’Italia è in recessione tecnica e le parti sociali, a partire dall’appuntamento di domani, proveranno a costruire una piattaforma comune che metta al centro crescita, lavoro e infrastrutture. Sul tavolo, ovviamente, anche la questione del salario minimo legale, alla luce delle due proposte di legge, una dei 5 Stelle e una del Pd, che propongono l`introduzione della retribuzione minima oraria per legge, già esistente in molti paesi europei. Un’ipotesi, questa, bocciata dai sindacati convinti che la strada da seguire, per dare maggiori garanzie ai lavoratori, sia quella di attribuire valore legale ai contratti nazionali stipulati dalle organizzazioni maggiormente rappresentative. E di questo i sindacati discuteranno anche con il vicepremier Luigi Di Maio che li ha convocati proprio domani al ministero dello Sviluppo economico.
Per il presidente di Confindustria, l’appuntamento di domani con i sindacati servirà a far ripartire il confronto “da molti punti del Patto per la Fabbrica ma ne implementeremo anche altri, chiaramente nel confronto con i tre segretari, specialmente in questo momento delicato della vita del Paese”. Domani sarà anche l’occasione, per Boccia, di confrontarsi con il nuovo leader della Cgil, Maurizio Landini, che ha manifestato le stesse preoccupazioni degli industriali sulle difficoltà che il Paese sta attraversando. “Siamo in una fase recessiva – ha detto Landini – ed è sotto gli occhi di tutti. Domani c’è l’occasione perché le parti verifichino la condizione anche di dire delle cose comuni nei confronti del governo, perchè la situazione economica e sociale è molto pesante e molto pericolosa”. Per il numero uno della Cgil, “il Patto per la Fabbrica va applicato, il problema che abbiamo è che è stato fatto un ottimo accordo un anno fa, ma deve essere applicato in tutte le sue parti. Questo vuol dire affrontare il problema della rappresentanza, della certificazione della rappresentanza, degli investimenti, del fisco, della formazione”.
Sulla stessa linea il leader della Uil, Carmelo Barbagallo: “la povertà aumenta, la produzione diminuisce, i lavoratori sono sempre più precari bisogna, con pacatezza, cominciare a ridiscutere di che tipo di società vogliamo in questo Paese, di come vogliamo far riprendere l’economia, di come ridiamo potere d’acquisto a lavoratori e pensionati attraverso il taglio delle tasse. E’ ora di togliere il cuneo fiscale sul lavoro, noi abbiamo il costo del lavoro più alto della media europea e i salari reali più bassi della media europea, abbiamo le pensioni tassate al doppio della media europea”. Anche per la leader della Cisl, Annamaria Furlan, “l’incontro di domani è molto importante: noi dobbiamo passare alla gestione del Patto per la Fabbrica e dobbiamo anche andare oltre. C’è un bisogno estremo che le parti sociali che rappresentano il lavoro, in modo particolare attraverso la contrattazione, creino il futuro per questo Paese, a partire dalla qualità del lavoro, cosa di cui c’è assoluta necessità”.