Si alzerà giovedì il sipario sul prossimo presidente di Confindustria. A due giorni dal voto a scrutinio segreto dei 198 membri del Consiglio generale, per i due candidati in corsa, il bolognese Alberto Vacchi (foto,dx) e il salernitano Vincenzo Boccia si prospetta una finale al fotofinish. Il distacco tra i due imprenditori rimasti in gara, dopo il ritiro di Aurelio Regina e di Marco Bonometti, appare minimo. Si andrà, dunque, alla conta dei voti e non è da escludersi una vittoria sul filo di lana così come avvenne, nel 2012, nella partita tra Giorgio Squinzi e Alberto Bombassei. Nuove regole per l’elezione del presidente, lungo silenzio stampa per i candidati, dichiarazioni di voto non in sintonia con quelle ufficiali di alcune categorie o associazioni del sistema confindustriale hanno caratterizzato questa tornata elettorale iniziata, un po’ a sorpresa, con ben quattro candidati. Ora sia Regina che Bonometti, uscito di scena non senza polemiche, hanno scelto di appoggiare Vacchi, industriale metalmeccanico alla guida dell’Ima e leader degli imprenditori bolognesi.
Vacchi, visto come il candidato della discontinuità che piace alla Fiom e a Romano Prodi, può contare anche sull’appoggio di Gianfelice Rocca e della sua Assolombarda, e, stando ai rumors, dei past president Luca Cordero di Montezemolo e Antonio D’Amato. A suo favore, poi, l’Emilia Romagna, ad eccezione di Reggio Emilia, Federmeccanica, Ucima, Farmindustria, Federacciai, i Giovani di Assolombarda e dell’Emilia, il Molise, le territoriali di Monza e Brianza, Bergamo, Pavia, Como, Padova, Treviso, Pordenone, Udine, Belluno, Ancona e Pesaro, Cremona, Napoli e Firenze. Boccia, considerato il candidato della continuità, avrebbe tra i suoi sponsor il past president e numero uno dell’Eni, Emma Marcegaglia. A suo favore la Piccola Industria, gran parte del Sud, Sicilia e Sardegna, i Giovani imprenditori, la filiera della carta, l’Anie, diverse territoriali della Toscana e meridionali, Lecco, Sondrio, Reggio Emilia, Verona, Venezia, Rovigo, Vicenza, Mantova, il Piemonte, la Liguria e la Valle d’Aosta. Le sfide che attendono il vincitore sono tante: dalla riconquista di un ruolo primario sui tavoli con il governo, alla definizione di nuove relazioni industriali con i sindacati, dal destino del Sole 24 Ore in un’epoca di aggregazione tra le principali testate italiane fino al rinnovamento interno che non sembra essersi esaurito con l’ultima riforma.