Editoriale

Conflitto di interesse: M5s ci riporta alla Prima Repubblica, altro che rivoluzione

Non intende mollare la poltrona ancor prima di ottenerla: “Non mi ritiro dalla corsa alla presidenza della commissione banche. Fin quando non mi chiederanno di lasciare io sono il candidato”. Il senatore Elio Lannutti non arretra di un centimetro. E, il MoVimento 5 Stelle, suo partito, fa quadrato attorno al paladino dei consumatori: “Quello che sta andando in scena in queste ore è un vile attacco”. Lo tsunami s’è scatenato essendo Lannutti candidato 5stelle alla presidenza della commissione d’inchiesta sulle banche e avendo, nel contempo, il figlio Aurelio impiegato presso la Banca popolare di Bari, istituto di credito in pieno terremoto finanziario-giudiziario. Eppure i pentastellati dovevano rivoluzionare la politica, dovevano spazzare via ogni traccia di conflitto di interesse, ma spesso sembrano scordare la cosiddetta opportunità politica. Ma Lannutti tira dritto. E con il veto posto sulla sua candidatura dal Pd e da Italia viva, il governo continua a scontrarsi. Uno scenario che fa slittare ancora una volta la seduta della commissione bicamerale d’inchiesta sulle banche in calendario per giovedì alle 9. All’ordine del giorno era prevista l’elezione del presidente, del vicepresidente e dei segretari.

Tuttavia, lo slittamento della riunione per la presidenza della commissione banche non rallenta il lavoro sotterraneo che, nella maggioranza si sta facendo per un piano B rispetto a Lannutti. Anche perché in questi ultimi giorni nel M5S è emersa in maniera piuttosto chiara la consapevolezza che su Lannutti un accordo sulla maggioranza è impossibile. “Luigi Di Maio devi dichiarare nero su bianco che uno così (Lannutti, ndr) il presidente della commissione Banche non lo può fare. Sicuramente non avrà i nostri voti”, tuona il deputato Pd, Emanuele Fiano. Il dem Andrea Romano, si scontra addirittura con il suo compagno di partito, ministro per gli Affari regionali. “No, caro Francesco Boccia: non serve ‘vedere cosa propone Lannutti’ per valutarne la totale incapacità a guidare la Commissione Banche. La sua è una candidatura (sbagliata) del solo M5s, non di maggioranza”, puntella Romano. Il senatore di Italia Viva, Eugenio Comincini, in estrema sintesi, con questo comportamento “saranno i 5stelle a spaccare la maggoranza”.

“Gli ricordo le regole del gioco – prosegue il renziano -: la maggioranza si riunisce, trova un accordo è su quello ci si impegna; non che M5S decide e gli altri si adeguano”. Tutta musica per le opposizioni. “Sulla presidenza della Commissione parlamentare d’inchiesta sul sistema bancario si consuma l’ennesima guerriglia interna alla maggioranza che sostiene il Conte Bis – afferma Mariastella Gelmini, capogruppo di Fi alla Camera – Il Pd non vuole il candidato grillino Lannutti, che in queste ore starebbe subendo pressioni anche dal suo movimento per un passo indietro: stallo permanente”. E allora ecco che, nei corridoi parlamentari filtrano già le alternative. Il secondo più votato dal M5S, dopo Lannutti, è il deputato Alvise Maniero. Ma in pole ci potrebbero essere anche altri profili. Due donne in particolare: la presidente della commissione Finanze della Camera, Carla Ruocco e il Questore del Senato, Laura Bottici. Nel caso l’accordo Pd-M5S-Iv cada su Ruocco si libererebbe un posto alla presidenza della commissione Finanze. Nel caso la spunti la Bottici, sarebbe il ruolo di Questore a Palazzo Madama a liberarsi. Caselle che potrebbero andare al Pd. E Iv? Un’ipotesi che circola è che potrebbe spuntarla per la presidenza di una commissione d’inchiesta particolarmente sentita in Toscana, quella sui fatti di Forteto. Insomma, pare che sia sempre una questione di poltrone.

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