Le sorti del progetto per la centrale nucleare di Hinkley Point C, in Inghilterra, rischiano di esacerbare le relazioni tra Londra e Pechino. Le parole pronunciate pochi giorni fa dalla premier Theresa May, che ha rinviato la decisione finale sulla costruzione della centrale al prossimo autunno, non sono piaciute al governo cinese. Tanto che oggi l’ambasciatore cinese nel Regno Unito ha esortato Londra – dalle colonne del Financial Times – a dare il suo disco verde “il prima possibile”, lasciando intendere che, in caso contrario, le relazioni tra i due Paesi ne soffrirebbero gravemente. “La relazione tra la Cina e il Regno Unito è a un momento storico cruciale. La fiducia reciproca deve essere custodita come mai prima”, scrive Liu Xiaoming sul quotidiano finanziario britannico. “Mi auguro che il Regno unito tenga la porta aperta alla Cina, che il governo britannico continui a sostenere Hinkley Point e che prenda una decisione il prima possibile affinché il progetto sia avviato senza problemi”. A sorpresa, lo scorso 28 luglio, il governo conservatore britannico di Theresa May ha detto di voler ancora “esaminare con cura” il progetto di Hinkley Point, rinviando la decisione all’autunno. Un annuncio intervenuto nel momento in cui il costruttore, l’azienda elettrica francese EDF, aveva appena dato il suo via libera all’investimento nella costruzione dei due reattori nucleari EPR, un cantiere dal valore di 18 miliardi di sterline, pari a 21,2 miliardi di euro, sostenuto per un terzo dall’azienda cinese CGN.
Attesa da diverso tempo, la decisione del consiglio di amministrazione di Edf avrebbe dovuto essere l’ultimo passaggio verso l’inizio dei lavori, previsto per il 2025. Ma il nuovo gabinetto britannico di May, succeduto a quello di David Cameron che era un convinto fautore del progetto, sembra rallentare la tabella di marcia, alimentando l’inquietudine di Pechino. Hinkley Point C rappresenta il primo progetto di costruzione di centrale nucleare in Gran Bretagna da due decenni: assicurerebbe il 7% del fabbisogno del Paese a un prezzo garantito dallo Stato. Nell’ottobre 2015 Londra stendeva il tappeto rosso al presidente Xi Jinping, ansiosa di attirare gli investimenti cinesi in un periodo di austerità, in particolare nei settori dell’energia, dell’immobiliare, trasporti e infrastrutture. David Cameron affermava allora che la Gran Bretagna aspirava ad essere “il miglior partner occidentale della Cina”: gli accordi siglati in quell’occasione ammontarono a 47 miliardi di euro. La Cina si era impegnata allora a finanziare, tramite l’azienda pubblica CGN, un terzo del progetto della costruzione dei due reattori nucleari EPR a Hinkley Point.
(con fonte afp)