La Camera dei Rappresentanti a Washington è ancora bloccata, impossibilitata a funzionare finché non riuscirà ad eleggere il suo Speaker, ovvero il Presidente espressione del partito di maggioranza. Avrebbe dovuto essere un inizio di legislatura trionfale per l’opposizione repubblicana che ha riconquistato la Camera anche se non il Senato alle elezioni di metà mandato. Invece il candidato repubblicano Kevin McCarthy ha dovuto fronteggiare la rivolta dei ranghi più a destra del partito. Martedì sera, per la prima volta dal 1932 la Camera ha chiuso i battenti senza essere riuscita ad eleggere lo Speaker al primo voto. Mercoledì i voti si sono susseguiti: terza, quarta, quinta votazione andate a vuoto.
Nonostante l’appello dell’ex presidente Donald Trump a votare per il deputato della California, l’ala più a destra del partito ha continuato a fare ostruzionismo: venti voti per Byron Donalds alla quarta e quinta votazione hanno lasciato a McCarthy solo 201 voti, mentre gliene servono almeno 218. Cosa è successo? I repubblicani non hanno una maggioranza schiacciante – la vittoria di novembre è stata di misura – e McCarthy secondo fonti repubblicane citate dalla BBC “si è fatto un sacco di nemici”. Per ottenere la candidatura, è entrato in trattative con i suoi detrattori, offrendo delle concessioni, ma questo lo ha fatto solo apparire più debole.
L’ala a destra del partito – quei 20 voti appartengono a deputati che hanno sostenuto l’illegalità dell’elezione di Joe Biden alla Casa Bianca – considera McCarthy troppo moderato, non lo accetta per motivi ideologici e personali, ma sta anche sfruttando l’occasione per opportunismo politico, ovvero per ottenere ulteriori concessioni (presidenze di commissioni o altri ruoli di preminenza). La vicenda indica una spaccatura preoccupante per il partito repubblicano, mentre McCarthy è “sostanzialmente ostaggio di una parte dei suoi”, dice l’analista politica Roth Bloch Rubin. Incerto l’esito della vicenda; McCarthy potrebbe anche gettare la spugna ed essere sostituito da Steve Scalise, eletto in Louisiana. Nel frattempo, con sfoggio di unità, i democratici continuano a votare compatti il loro leader alla Camera, Hakeem Jeffries eletto a New York.