Avrebbe subito violenza sessuale, la donna 70enne, Mercedes Ibanez, moglie di Vincenzo Solano (68anni), entrambi massacrati nella loro villa a Palagonia da un extracomunitario. E, intanto, la politica continua con le sue scaramucce. Ma andiamo per ordine. Dall’autopsia sulla spagnola Ibanez sono emersi elementi che porterebbero a ipotizzare che la donna sia stata violentata. Sono “soltanto indizi anche se diversi – riferisce una fonte giudiziaria – che non danno certezze”. Sul corpo della donna, sempre secondo la stessa fonte, sono state “trovate ecchimosi e segni di colluttazione” in una zona del corpo che fanno “ipotizzare abbia subito violenza sessuale”. La certezza avverrà dopo esami istologici su organi della vittima. “Io non ne so niente, quando avrò la certezza ufficiale ne riparleremo”, afferma Rosita Solano sull’ipotesi che la madre possa essere stata violentata prima di essere uccisa. “Lasciateci in pace, in silenzio – dice ancora la donna ai giornalisti -. E’ il momento del dolore e della preghiera”. Poi puntella: “I funerali saranno celebrati in maniera privata, non vogliamo nessun politico che faccia la passerella in chiesa”. Sarà domani il giorno delle esequie, mentre l’amministrazione del Comune catanese, sul proprio sito internet listato a lutto, annuncia che nella sala Azzurra è stata allestita la camera ardente. Anche se ci sono “soltanto indizi” su un’ipotetica violenza sessuale subita dalla vittima, non cambia, per il momento, il capo d’imputazione per l’ivoriano di 18 anni, Mamadou Kamara, fermato dalla polizia di Stato per l’uccisione della coppia di coniugi. Nonostante gli indizi emersi dall’autopsia all’extracomunitario non è contestata la violenza sessuale.
Domani, davanti al Gip di Caltagirone, nell’udienza di convalida del suo fermo eseguito dalla polizia, l’immigrato resterà indagato per duplice omicidio aggravato. Frattanto, sempre secondo fonti giudiziarie, l’esame medico legale porta ad ipotizzare che sulla scena del delitto ci fosse più di una persona. Ma, ovviamente, accertamenti sono in corso. E che fa la politica? Comunicati stampa e che generano botte e risposte inondando le agenzia di stampa. Per il leader della Lega, oramai l’annosa questione dell’immigrazione è diventata pane per i suoi denti. “Il Cara di Mineo va chiuso – tuona Matteo Salvini -. E’ un business da 100 milioni di euro. Ci sono inchieste su inchieste, e gli stessi sindaci vicini dicono che è una enclave di illegalità”. E annuncia che “io ci tornerò venerdì”. Un altro leghista navigato, Roberto Calderoli, addirittura parla di pena capitale. “Questo massacro, per la sua efferatezza – dice il vicepresidente del Senato – penso debba portare ad una riflessione sul tema della pena di morte da applicare”. Anche per il governatore della Sicilia, “il Cara di Mineo va chiuso perché com’è non potrà mai funzionare”. In altri termini, per Rosario Crocetta, “il centro non è solo il caso di un appalto messo sotto accusa da magistratura e Anticorruzione, ma – aggiunge il governatore – un modello sbagliato: non si mettono insieme 3-4 mila persone senza prospettive e senza legami col territorio”.
Il presidente della Regione Siciliana, tuttavia, non perde l’occasione per sferrare un colpo basso al leader padano leghista. “Salvini non faccia demagogia – affonda il governatore – il Cara di Mineo, questo lager della violenza e del malaffare, è stato creato da quel governo di centrodestra guidato da Berlusconi e dalla Lega Nord con l’allora ministro degli Interni, Roberto Maroni”. Anche Beppe Grillo è pronto a cavalcare l’onda. E dal suo blog spara un titolo: “Ncd, nuovi negrieri”. E parla del “sistema” Cara Mineo – dove alloggiava il sospetto omicida di Palagonia – che “permetteva a vari soggetti di spartirsi soldi nostri e a Castiglione, sottosegretario Ncd del governo Renzi, di avere un ritorno in termini di voti”. Sul caso di Palagonia, come pubblicato da Affaritaliani.it, arriva anche il commento di Cecile Kyenge, eurodeputata del Pd. “Mi dispiace per le persone morte e anche per la famiglia – dice – ma oggi se c’è un messaggio che noi politici dobbiamo far passare alla popolazione che ci ascolta è che il crimine non può essere etnicizzato”. In sostanza, per l’ex ministro dell’Integrazione, “chiunque delinque deve rispondere davanti alla legge, che sia italiano o straniero”.