Cronaca

Molestie sessuali, destituito Bellomo

“Ingiustizia è fatta. Dopo quasi 25 anni di lodevole servizio per lo Stato vengo destituito perché, nella mia vita privata, in veste di direttore scientifico di una scuola di formazione giuridica (e centro di ricerca), sono stato autore di contratti di borsa di studio e di pubblicazione sulla rivista telematica. Ipotesi per le quali la legge non consente la destituzione, prevista solo in caso di condanna per gravi reati. Invece io non ho subìto alcun condanna, neppure alcun processo: l’unica condanna che ho subito, con effetti devastanti è stata quella mediatica”. Lo scrive in una lettera aperta, Francesco Bellomo, dopo che questa mattina l’adunanza generale del Consiglio di Stato, ha votato, quasi all’unanimità, a favore del parere per la sua destituzione. Il magistrato è coinvolto in una vicenda di molestie e minacce legate ad una scuola di preparazione al concorso per la magistratura. “Ho vinto cinque concorsi in magistratura, tra ordinaria e amministrativa, ma non posso farne parte. Questo è il nostro paese? Dicono che è stato necessario perché non ho equilibrio offende il prestigio della magistratura. Risultati di grande prestigio che ho avuto come pubblico ministero e come giudice sono stati travolti e azzerati”, conclude Bellomo. Dunque, parere favorevole alla destituzione del consigliere Bellomo è arrivato dall’adunanza generale odierna del Consiglio di Stato. La decisione presa dall’organo di autogoverno della magistratura amministrativa ha pochi precedenti nella storia giudiziaria italiana.

Bellomo è indagato per aver ricattato allieve della scuola ‘Diritto e Scienza’, da lui diretta, che venivano preparate al concorso di accesso alla magistratura. All’adunanza generale hanno preso parte oltre 70 Consiglieri. All’esito della seduta, presieduta dal Presidente aggiunto Filippo Patroni Griffi,  ha fatto registrare un solo voto contrario al parere sulla destituzione del consigliere Bellomo. A questo si aggiunge qualche astensione. Anche il voto contrario non e’ stato espresso contro la necessita’ di comminare una sanzione, ma manifestando dubbi sulla gravita’ della sanzione proposta, appunto la destituzione e quindi l’uscita dai ranghi della giustizia ordinaria, che e’ la sanzione massima prevista. Il parere dei magistrati è “conforme” alla decisione del Cpga, il Consiglio di presidenza della Giustizia amministrativa dello scorso 27 ottobre di destituzione del consigliere Bellomo. Dopo il via libera al parere, che conferma l’impostazione del preavviso (di parere), si attende per domani (giovedi’ 11 gennaio) il “deposito” delle motivazioni. Il giorno successivo, il 12 gennaio e’ gia’ fissata la prima seduta del CPGA, l’organo di autogoverno della magistratura amministrativa, che dovra’ “ratificare” il parere adottando la delibera di destituzione. Da quel momento il Cons. Bellomo sara’ destituito, anche se per avere l’effettiva uscita dai ruoli della magistratura amministrativa bisognera’ attendere il decreto della Presidenza della Repubblica, per l’esecutivita’. Secondo la denuncia del padre di una di loro, che ha fatto scoppiare il caso, alle borsiste venivano imposte minigonne, tacchi a spillo e trucco marcato, oltre alla risoluzione del contratto se si fossero sposate. Sulle vicende che hanno portato il Consiglio di Stato alla decisione di oggi, diverse procure hanno aperto indagini nelle quali si ipotizzano reati che vanno dall’estorsione, alle minacce.

A seguito delle denunce, il pm di Rovigo Davide Nalin, assistente di Bellomo e anche lui finito sotto indagine, è stato sospeso dal Csm. La decisione presa oggi dall’Assemblea plenaria del Consiglio di Stato non sarà immediatamente operativa. Bisognerà attendere il passaggio al Consiglio di presidenza della giustizia amministrativa che avrà il compito di redigere il decreto di destituzione. Dopo la firma del documento da parte del presidente della Repubblica, Bellomo dovrà lasciare la magistratura. “Gli elementi alla base della delibera del Consiglio di presidenza della Giustizia amministrativa di fine ottobre” sul caso Bellomo “riguardano comportamenti, ormai diventati anche di dominio pubblico, che il Consiglio di presidenza ha ritenuto gravemente lesivi del prestigio della magistratura e della fiducia che il cittadino deve riporre nelle istituzioni e in particolare le istituzioni giudiziarie”, afferma il presidente aggiunto del Consiglio di Stato, Filippo Patroni Griffi, che oggi ha presieduto l’adunanza generale. Per il consigliere, Antonio Leone, presidente supplente della Sezione disciplinare del Csm, invece, il ‘caso Bellomo’ porta “alla luce la necessità ormai inderogabile di mettere mano ad una riforma del disciplinare che riguarda la giustizia Amministrativa ed anche altre giustizie, non interessate dalla riforma del 2006”. Leone sottolinea come “balzi agli occhi il tempo trascorso (oltre un anno) per far giungere a conclusione il procedimento, che peraltro a differenza di quello per la magistratura ordinaria ha natura amministrativa e non giurisdizionale”.

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