Il Consiglio Ambiente dell’Ue ha approvato a maggioranza qualificata, oggi a Lussemburgo, il nuovo regolamento europeo sul ripristino della natura, che era stato uno dei dossier legislativi più controversi durante la marcia indietro sul Green Deal orchestrata nell’ultimo anno dal Ppe e dalla destra al Parlamento europeo.
Sconfitti alcuni dei governi di destra, con le posizioni più caratterizzate in senso anti ambientalista, che hanno votato contro: Italia, Ungheria, Svezia, Finlandia. Hanno votato contro anche l’Olanda, paese in cui la destra si prepara a governare, e la Polonia. Astenuto il Belgio, che esercita la presidenza di turno del Consiglio Ue. Importante il cambiamento di posizione dell’Austria, precedentemente contraria, che oggi ha votato a favore. Favorevole anche la Slovacchia, la cui posizione era in dubbio fino alla vigilia del voto.
Il voto
La doppia soglia della maggioranza qualificata in Consiglio Ue è il 55% dei paesi (almeno 15) che rappresentino almeno il 65% della popolazione. In questo caso la seconda soglia è stata raggiunta di un soffio, arrivando al 66%. Anche al Parlamento europeo, durante il voto della plenaria il 27 febbraio scorso, l’alleanza anti ambientalista del Ppe e della Destra (gruppi Ecr e Id), con una parte dei Liberali di Renew, era stata sconfitta, con 329 eurodeputati favorevoli all’accordo sul regolamento, 275 contrari e 24 astenuti. Il testo era passato grazie a una spaccatura tra i Popolari (25 favorevoli) e tra i Liberali (30 favorevoli).
Clima e biodiversità
Obiettivo del regolamento è garantire il ripristino degli ecosistemi degradati in tutti i Paesi dell’Ue (oggi oltre l’80% degli habitat è in cattivo stato). Inoltre, le nuovo norme mirano a contribuire al raggiungimento degli obiettivi europei in materia di clima e biodiversità e migliorare la sicurezza alimentare. Il regolamento impone agli Stati membri di stabilire e attuare misure per ripristinare almeno il 20% delle aree terrestri e marittime dell’Ue entro il 2030.
Gli Stati membri dovranno ripristinare almeno il 30% degli habitat ritenuti in cattive condizioni, così come definiti in un elenco del regolamento, entro il 2030, e poi arrivare almeno al 60% entro il 2040 e almeno al 90% entro il 2050. Gli Stati membri, inoltre, dovranno impegnarsi per prevenire un deterioramento significativo delle aree che, grazie al ripristino, hanno raggiunto buone condizioni, e delle altre aree che ospitano gli habitat terrestri e marini elencati nel regolamento.
Insetti e terreni agricoli
Sono richieste anche delle misure volte a invertire il declino delle popolazioni di insetti impollinatori entro il 2030 al più tardi, per invertire la tendenza registrata negli ultimi decenni, che hanno visto una drastica riduzione dell’abbondanza e della diversità di questi insetti. Il regolamento stabilisce poi altri requisiti specifici per diversi tipi di ecosistemi, compresi terreni agricoli, foreste ed ecosistemi urbani. Gli Stati membri dovranno mettere in atto misure volte a migliorare almeno due dei tre indicatori riguardanti: 1) la popolazione di farfalle delle praterie; 2) lo stock di carbonio organico nei terreni minerali delle terre coltivate; e 3) la quota di terreni agricoli con caratteristiche paesaggistiche ad elevata diversità.
Tre miliardi di alberi
Altre misure chiave del nuovo regolamento prevedono l’aumento della popolazione di uccelli forestali e la garanzia che fino alla fine del 2030 non vi sia alcuna perdita netta di spazi verdi urbani rispetto al 2021. Gli Stati membri dovranno mettere in atto anche delle misure volte a ripristinare le torbiere drenate e a contribuire a piantare almeno tre miliardi di alberi aggiuntivi nell’Ue entro il 2030. E’ rimasto l’obbligo per gli Stati membri, previsto nella proposta originaria della Commissione europea, di individuare e rimuovere le barriere artificiali al collegamento delle acque superficiali, al fine di trasformare almeno 25.000 km di corsi d’acqua in fiumi a flusso libero entro il 2030, e mantenere poi la connettività fluviale naturale ripristinata.
Quando entrerà in vigore
Il regolamento obbliga gli Stati membri a pianificare in anticipo dei piani nazionali di ripristino, presentare alla Commissione, mostrando come raggiungeranno gli obiettivi. Gli Stati membri dovranno inoltre monitorare e rendicontare i propri progressi, sulla base di indicatori di biodiversità a livello dell’Ue. Nonostante la vittoria del fronte ambientalista contro il tentativo del centro destra di affossare del tutto il regolamento, dopo i durissimi attacchi del mondo agricolo il testo era stato sensibilmente indebolito nel Parlamento europeo, rispetto alla proposta originaria della Commissione, con una lunga serie di emendamenti approvati nel luglio scorso e poi confermati nell’accordo provvisorio con il Consiglio Ue.
Le modifiche approvate comportano spesso deroghe o possibilità di proroghe, e soprattutto hanno sostituito diversi obiettivi obbligatori con obiettivi indicativi (con formule come gli Stati membri “dovranno mirare a”, invece che “dovranno”). Le maggiori Ong ambientaliste hanno comunque salutato molto favorevolmente il risultato del voto di oggi, definendolo “un raggio di speranza per la natura europea, le generazioni future e i mezzi di sussistenza delle comunità rurali” (Greenpeace) e “una grande vittoria per la natura, l’azione per il clima, i cittadini e il futuro dell’Europa (WWF). Non appena sarà pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dell’Ue, il regolamento entrerà in vigore e diventerà direttamente applicabile in tutti gli Stati membri. Entro il 2033, la Commissione ne esaminerà lo stato di applicazione e i suoi impatti sui settori agricolo, della pesca e forestale, nonché i suoi più ampi effetti socioeconomici.