Soprattutto la crisi migratoria, che l’Ue continua ad affrontare con molto ritardo, e dove resta forte l’insoddisfazione italiana nella discussione sulla riforma del regolamento di Dublino per la politica comune dell’asilo; poi la difficilissima situazione umanitaria in Siria, dove non è passata, per la seconda volta dopo il vertice di ottobre, la proposta “sbagliata” di nuove sanzioni contro la Russia per il ruolo svolto nei bombardamenti di Aleppo; infine la Brexit, con l’accordo sulla struttura, le procedure e i protagonisti del negoziato che sarà avviato con il Regno Unito non appena il governo di Londra avrà attivato la notifica dell’Articolo 50 del Trattato Ue sul recesso dall’Unione. Sono questi i tre temi principali su cui i capi di Stato e di governo hanno discusso ieri al vertice Ue di Bruxelles “per 12 ore appena”, come ha detto ironicamente il presidente del Consiglio italiano Paolo Gentiloni.
“Per me è stato un onore partecipare per la prima volta al Consiglio europeo. Sono stato accolto molto positivamente da molti di loro – ha detto il premier – incuriositi come sempre in questi casi dalle vicende politiche italiane ma anche favorevolmente colpiti dalla rapidità con cui la crisi si è risolta, che mi ha permesso di stare al tavolo del Consiglio europeo. E, come sapete, proprio questo era uno degli obiettivi del presidente della Repubblica” durante la gestione della crisi. “La nostra valutazione – ha osservato il presidente del Consiglio – resta che l’Ue si sta lentamente orientando ad assumere nella sua agenda le priorità migratorie, ma purtroppo i problemi sono molto più veloci delle soluzioni, e quindi, a mio avviso, continua a esserci un fortissimo ritardo”; e questo “anche dove, come ad esempio nel recepimento della proposta italiana del ‘Migration Compact’, c’è una consapevolezza che si debba intervenire in Africa”.
Ed è proprio sul ‘Migration Compact’ che ha puntato l’Alto Rappresentate per la Politica estera e di sicurezza comune dell’Ue, Federica Mogherini, presentando alcuni i risultati degli accordi di cooperazione, riammissione dei migranti e di sostegno economico strutturale fra l’Ue e i paesi di origine e di transito, che sono in fase di sviluppo oggi con cinque Stati africani (Niger, Nigeria, Senegal, Mali ed Etiopia). Mogherini ha sottolineato soprattutto i risultati raggiunti con il Niger, che è il paese africano di transito dei migranti più importante: dal maggio scorso a oggi, il flusso dei migranti irregolari si è ridotto da 72.000 a 1.500 persone. Inoltre, è stato valutato positivamente lo sforzo in corso da parte dell’Ue a sostegno dell’addestramento delle guardie costiere in Libia.
Si è parlato anche, naturalmente, dell’accordo Ue-Turchia che sta funzionando bene nell’aver virtualmente bloccato la “rotta balcanica” dei migranti irregolari. I Ventotto vogliono fare tutto il possibile per preservare l’accordo nonostante i problemi dovuti all’involuzione autoritaria del regime di Recep Tayyp Erdogan ad Ankara. Sul tappeto – inevitabile – la guerra in Siria. Per dirla con Gentiloni, un “tema dove certo la diplomazia vive uno dei suoi momenti più difficili”. Per l’Europa “non è facile” fare qualcosa, “ci siamo molto concentrati sulla dimensione umanitaria, in cui l’Ue può effettivamente dare contributo; e abbiamo avuto una discussione conclusasi per fortuna senza considerare l’ipotesi, che a mio avviso sarebbe stata sbagliata, di reagire alla situazione ad Aleppo e in Siria con sanzioni decise dall’Ue nei confronti della Russia. Come sapete – ha ricordato il presidente del Consiglio rivolto ai giornalisti – questa ipotesi è girata, ed è stata rinnovata anche nella riunione di oggi, ma – ha concluso – non è stata adottata”.