“Nessuno può dire con assoluta certezza che Pino Daniele si sarebbe salvato se, piuttosto che andare a Roma, si fosse affidato alle cure del personale dell’ambulanza medicalizzata e poi fosse andato al più vicino ospedale di Grosseto. Ma la consulenza medico-legale, disposta dalla Procura, dice in maniera chiara che il cantautore, mettendosi in viaggio verso la capitale con un malore in atto, ha perso concretamente delle chance di salvezza. A quanto ammontano queste chance i consulenti non lo dicono perché restano nel vago, e i magistrati avrebbero potuto e dovuto chiedere un approfondimento ulteriore proprio su questo tema”. Ad affermarlo è Luisa Regimenti, presidente nazionale dei Medici legali italiani e consulente tecnico per conto di Fabiola Sciabbarrasi, la moglie del cantautore napoletano deceduto il 4 gennaio scorso per un edema provocato da un progressivo decadimento delle funzioni cardiache.
Commentando la richiesta di archiviazione dell’indagine sollecitata dalla Procura, Luisa Regimenti spiega che “questa perdita di chance, acclarata dai consulenti, se non ha una valenza di rilievo penale, di sicuro ha un suo peso in tema di responsabilità professionale e contrattuale per quello che riguarda gli aspetti civilistici della vicenda. La signora Sciabbarrasi ha da tempo espresso la volontà, per ragioni personali e di opportunità, di non voler replicare a quelle che sarebbero state le conclusioni della Procura ma io, da consulente e anche da semplice osservatore, non posso fare a meno di notare come dalle carte dell’inchiesta emerga che nei quattro giorni che hanno preceduto il decesso, Pino Daniele abbia fatto una ventina tra telefonate e comunicazioni via sms al suo medico curante. Chiamava perché aveva bisogno di aiuto. Mi auguro che i magistrati chiariscano anche questo aspetto”.
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