Consulta, eletti i quattro giudici. Quei segnali in Fi e dalla Lega
Arriva fumata bianca, si completa plenum con Marini, Luciani, Cassinelli e Sandulli
![Maria Alessandra Sandulli, Roberto Cassinelli, Francesco Saverio Marini e Massimo Luciani](https://www.ilfogliettone.it/wp-content/uploads/2025/02/Maria-Alessandra-Sandulli-Roberto-Cassinelli-Francesco-Saverio-Marini-e-Massimo-Luciani-1024x584.jpg)
Maria Alessandra Sandulli, Roberto Cassinelli, Francesco Saverio Marini e Massimo Luciani
Fino a pochi giorni fa nessuno lo avrebbe dato per scontato, visto il clima di scontro e tensione tra maggioranza e opposizione. Non è un caso che la svolta sia arrivata in extremis, rimasta in bilico fino all’ultimo, con il cambio in corsa di un nome. Alla fine però il Parlamento in seduta comune riesce a evitare l’ennesima processione di schede bianche e ad eleggere i quattro giudici costituzionali mancanti.
A riportare la Consulta al plenum saranno dunque Francesco Saverio Marini, Massimo Luciani, Maria Alessandra Sandulli e Roberto Cassinelli. Il primo, nome da tempo in campo in quota Fratelli d’Italia, ottiene 500 voti, il secondo – candidato dal Pd – 505, la terza – personalità ‘tecnica’ condivisa – passa con 502 preferenze mentre il quarto ne raccoglie 503. E’ il suo, quello di Roberto Cassinelli, avvocato ed ex parlamentare, il nome che alla fine Forza Italia decide di indicare. Eppure ancora ieri sera non sembrava essere questa l’opzione del partito azzurro. Il nome che era stato comunicato anche alle opposizioni per chiudere l’accordo era infatti quello di Gennaro Terracciano, avvocato e prorettore dell’Università del Foro Italico.
Nome al quale, tra l’altro, si sarebbe opposto il senatore Claudio Lotito per la sua prossimità al presidente della Figc, Gabriele Gravina. Tra i papabili in quota azzurri, inoltre, c’è stato a lungo anche Andrea Di Porto, nella vita anche legale di Silvio Berlusconi e della Fininvest, fortemente caldeggiato dalla ‘famiglia’. Il segretario Antonio Tajani, da sempre e ancora stamattina, ha negato che tra le sue truppe ci siano stati malumori. “Non c’è mai stato un problema dentro Forza Italia: che ci fossero legittime aspirazioni sì, ma non abbiamo mai litigato, abbiamo sempre detto fin dall’inizio che c’era un accordo di tutti i partiti di non mettere parlamentari in carica”, ha spiegato ai giornalisti in Transatlantico. Il riferimento è a Francesco Paolo Sisto e Pierantonio Zanettin, entrambi senatori, che fino a qualche settimana fa parevano in corsa.
La scelta di escluderli a priori non sarebbe tuttavia stata gradita a una fronda del partito che, non a caso – viene spiegato – nel segreto dell’urna ha dato all’uno e all’altro rispettivamente 4 e 6 voti. “Se ci fosse stato il presidente avremmo indicato uno dei due”, si lamentava in un capannello un parlamentare. Alla fine a spuntarla è stato invece Cassinelli, che viene descritto come la ‘prima scelta’ del segretario: una decisione presa anche per compensare il mancato inserimento in posto sicuro nelle liste della Liguria in occasione delle ultime elezioni politiche. Ma nel centrodestra non è passato inosservato neanche il fatto che dei quattro giudici eletti quello che ha ottenuto meno voti sia stato proprio il candidato di Giorgia Meloni, quel ‘padre’ del premierato che la presidente del Consiglio, con un blitz poi fallito a causa di una fuga di notizie, aveva tentato di far eleggere già ad ottobre.
I sospetti, in questo caso, sono rivolti da Fdi verso la Lega: un altro dei tanti fronti di tensione che il Carroccio ha aperto nella maggioranza – si veda per esempio la questione della rottamazione delle cartelle – e che certo la pubblicazione delle chat interne, con quella definizione di Matteo Salvini come ‘bimbominkia’, non ha contribuito a stemperare. Insomma, malumori striscianti che, però, questa volta non hanno impedito di centrare il risultato finale. Complici i contatti diretti tra i leader politici – soprattutto tra Meloni e la segretaria del Pd, Elly Schlein – ma anche l’alta attenzione che al tema ha da tempo riservato il Quirinale. “Oggi c’era il presidente Mattarella infatti abbiamo risolto, serviva lui”, dice scherzando il presidente della Camera, Lorenzo Fontana. Una battuta, solo all’apparenza.