Consulta rinvia Italicum, un assist a Renzi. E nel Pd perde quota la mozione
IL COMBINATO DISPOSTO Una mossa probabilmente dovuta al fatto che stanno per arrivare altri ricorsi sul tavolo della Corte costituzionale di Enzo Marino
di Enzo Marino
La notizia era nell’aria ma ora c’è l’ufficialità. E così, alla fine, è la Consulta a mettere da parte il famoso “combinato disposto” tra refendum e legge elettorale, rimanda l’udienza del 4 ottobre sulla costituzionalità dell’Italicum e, secondo quanto si apprende, la questione verrà calendarizzata di nuovo in una data successiva alla consultazione popolare che dovrebbe tenersi tra la fine di novembre e gli inizi di dicembre. Una mossa probabilmente dovuta al fatto che stanno per arrivare altri ricorsi sul tavolo della Consulta, ma che permette anche ai supremi giudici di evitare un intreccio con la campagna referendaria che comunque sarebbe stato letto politicamente, qualunque fosse stata la decisione nel merito. Un rinvio che, secondo quanto si apprende, potrebbe anche portare il Pd a non presentare alcuna mozione durante il dibattito fissato per votare il documento di sinistra italiana. Il rinvio deciso dai giudici, in sostanza, è un assist a Matteo Renzi, che ora potrà ultizzare l’eventuale modifica della legge elettorale come “arma” per convincere la minoranza del suo partito a votare sì. La Corte, infatti, potrebbe anche decidere di aspettare e vedere se, come annunciato dal premier, il Parlamento deciderà e riuscirà a mettere mano all’Italicum, modificandolo. Da giorni i democratici ragionano sulla linea da tenere in aula mercoledì prossimo e alcuni dei renziani premevano perché il partito fissasse la linea del leader in un documento da contrapporre a quello di Si.
Nella mozione della sinistra si evoca l’incostituzionalità dell’Italicum e si chiede l’impegno a rivedere la legge elettorale, tra i democratici era girata l’ipotesi di ribadire invece la bontà della riforma approvata lo scorso anno, aggiungendo però la disponibilità a ragionare su possibili correzioni, fermi restando alcuni paletti, a cominciare dalla garanzia che esca un vincitore chiaro dalle urne. “La linea è questa – dice uno dei principali dirigenti Pd – ma è da vedere se si tradurrà in una mozione. Dipende anche dagli altri partiti di maggioranza”. Gli altri partiti, però, hanno idee non del tutto collimanti, soprattutto Area popolare: i centristi hanno annunciato un proprio documento nel quale si parla di eliminare il ballottaggio e di assegnare il premio alla coalizione anziché alla lista. Sul secondo aspetto Renzi è disposto a ragionare, molto meno sul ballottaggio. Soprattutto, il leader Pd non intende fissare in una mozione parlamentare alcuna bozza di un’eventuale nuova legge. Per Renzi, come ribadito qualche giorno fa, tocca soprattutto alle opposizioni avanzare proposte su come cambiare la normativa attuale e solo dopo si potrà vedere se è possibile tentare una sintesi.
Il premier non intende smontare l’Italicum quando ancora nessuno ha messo sul tavolo un’alternativa credibile: “Quelli che contestano l’Italicum – dice un fedelissimo – sono d’accordo solo sulla critica alla legge che c’è, ma non c’è uno straccio di intesa su un’alternativa”. L’idea della mozione era stata pensata, appunto, soprattutto per smontare l’argomento del “combinato disposto”, cioé per indebolire la tesi della minoranza Pd che bisogna votare no al referendum perché la legge elettorale che c’è è incompatibile con la riforma della Costituzione. Ma la mozione serviva anche ad anticipare un possibile giudizio negativo della Corte costituzionale, che avrebbe dovuto riunirsi il 4 ottobre. Il rinvio di oggi, spiega una fonte Pd, rafforza chi nel partito era sempre stato scettico sulla mozione. Anche perché, ammette un altro dirigente del partito “non è semplice scrivere una mozione per dire che uno è disponibile al confronto sulla legge elettorale. Le mozioni, di solito, impegnano a fare qualcosa…”. La discussione proseguirà oggi nell’ufficio di presidenza del gruppo, che si terrà all’ora di pranzo. Allo stato, spiega il dirigente Pd, “la mozione non è più un’ipotesi probabilissima”.