Un incontro formale non è stato ancora fissato, ma i contatti riservati sono stati tanti in queste ore tra Pd e Campo progressista. Piero Fassino ha parlato con diversi esponenti vicini a Giuliano Pisapia, da Bruno Tabacci a Ciccio Ferrara, e secondo alcuni avrebbe avuto qualche colloquio telefonico con lo stesso ex sindaco di Milano, ma il cammino per un accordo sembra ancora lungo. La lunga nota diffusa in giornata da Campo progressista fotografa bene l’imbarazzo dell’area che fa riferimento a Pisapia, stretta tra l’offerta di alleanza di Renzi e il muro alzato a sinistra da Mdp. Dai bersaniani, anzi, arriva una sorta di ultimatum: Pisapia deve decidere entro il 26 novembre quando partiranno le assemblee provinciali che preparano la convention del 2 dicembre. “Per quella data o si è fuori, o si è dentro”, dicono. “Noi – dice uno degli esponenti di Campo progressista – apprezziamo l’apertura sulle alleanze, ma non basta una relazione in direzione Pd: servono fatti conseguenti, atti politici. Ci deve essere un chiaro segnale di discontinuità non solo nel programma, ma già nella legge di bilancio”. Su questo, spiegano fonti Pd, la trattativa è possibile: “Possiamo lavorare sul super-ticket in legge di bilancio – dice un autorevole esponente democratico – possiamo vedere di inserire qualcosa in più per la lotta alla povertà. E sul fronte Jobs act si può pensare ad una mozione che magari impegni a rivedere la parte sui licenziamenti collettivi, una delle ferite ancora aperte, visto che il governo, in sede di delega, non rispettò i patti presi con il partito”. Ma non basta nemmeno questo: “Anche sulle liste, ci devono dare garanzie che Campo progressista diventerebbe l’unico interlocutore”, insiste l’esponente vicino a Pisapia.
“Non pensino di fare altre liste-civetta che pescano a sinistra, magari con i socialisti o altri…”. La verità è che la partita è tutta politica e si gioca innanzitutto sul braccio di ferro tra Renzi e gli ex Pd. Non a caso Pisapia ha cercato un’interlocuzione con Pietro Grasso, spiegano in casa Pd: “Se Grasso diventa il leader della sinistra lui come fa a reggere l’accordo con il Pd? Non sarebbe nemmeno solo la ‘sinistra radicale’ che sceglie la testimonianza a quel punto. E lui rischia di passare per la stampella di Renzi”. Ma anche tornare sui propri passi e rassegnarsi all’accordo con Mdp, Si e Possibile non sarebbe una soluzione facile per Pisapia. Senza contare che Romano Prodi e persino Enrico Letta in questi giorni hanno speso parole benevole nei confronti del nuovo corso annunciato lunedì da Renzi. Da questo punto di vista, molto peserà l’atteggiamento del professore bolognese, che Fassino incontrerà nei prossimi giorni. Dentro lo stesso Campo progressista, peraltro, le linee sono diverse, come si è visto all’assemblea di domenica scorsa. La nota di Campo progressista rivela molto del travaglio: un testo lungo, che richiama la linea fissata da Pisapia domenica scorsa (prima della direzione Pd!) per poi concludere con una formula che lascia aperte tutte le soluzioni: “Nella direzione di lunedì del Partito democratico, finalmente, sembra si sia posto fine almeno al mito dell’autosufficienza. L’apertura a verificare le condizioni per una coalizione di centrosinistra larga e inclusiva è un passo in avanti. Ma c’è ancora molto da fare”. Nonostante questo “non ci sottrarremo al confronto”, ma servono “fatti politici”. Un modo per prendere tempo. Qualcuno, vicino a Pisapia, spiega: “Vediamo, il Pd deve ora passare ai fatti. Ma anche dentro Mdp devono riflettere, il meccanismo dei collegi impone responsabilità a tutti, Prodi è molto attivo, vediamo se restano su questa linea Bersani e D’Alema”. Un’ipotesi alla quale sembra non credere nemmeno chi la pronuncia. E qualcuno che ha parlato con Pisapia aggiunge: “Non mi sorprenderebbe se, nonostante le pressioni, alla fine l’ex sindaco dicesse: mi spiace, non ci sono le condizioni, non si fa nessuna lista…”.