Economia

Conte: abbiamo i 23 miliardi, Iva tagliata e superbonus Befana

“Io sono il riformatore del Paese, questo è il mandato che ho avuto dagli italiani”. Così il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, rientrato da poco da New York, che fuori da Palazzo Chigi annuncia alla stampa la buona notizia: ci sono i 23 miliardi di euro che permetteranno di non toccare l’Iva. Le rassicurazioni relative all’Iva cadono su uno dei nodi principali che vedono le opposizioni in grande fermento proprio quando il Consiglio dei ministri deve discutere la nota d’aggiornamento al Def che anticipa la Manovra di bilancio.

Il premier ha subito precisato, la prima buona notizia: ovvero la sterilizzazione dell’Iva. I 23 miliardi ci sono: manca qualche copertura ma si sta completando il lavoro. “Stiamo lavorando per portare per esempio l’Iva sulle bollette dal 10% al 5%: mi piace che le famiglie meno abbienti abbiano la possibilità di comprare latte, pasta, pane, frutta fresca dal 4% all’1%”. Il premier ha però spiegato che per arrivare a tutto ciò, servono altre misure. “Per fare questo ovviamente dobbiamo incrementare l’utilizzo anche di pagamenti alternativi al tradizionale contante ma serve un piano, un “patto” con tutti i cittadini, per dare la possibilità a tutti anche a chi non ha una carta di credito, un bancomat, un conto corrente di accedere a questi mezzi elettronici di intervento. Quindi a costo zero, senza provvigioni, alla portata di tutti”. Allo studio “superbonus” per incentivare chi paga con carte e bancomat nei settori più a rischio evasione, oltre al meccanismo del cashback mensile su tutti i pagamenti tracciabili. Il bonus potrebbe arrivare in una volta, magari a inizio anno e per questo è già stato ribattezzato “bonus Befana”.

RIDURRE CONTANTI

Ridurre il contante per ridurre l’evasione fiscale. L’equazione che il governo si e’ posto come obiettivo sembra quasi lapalissiana, ma il collegamento tra il cash in circolazione e i mancati incassi Iva non e’ sempre cosi’ scontato, anche perche’ l’utilizzo del contante in Italia e’ spesso legato ad attivita’ illecite, sicuramente ignote al fisco, ma non contrastabili con la diffusione dei pagamenti elettronici. I dati italiani sulla diffusione del cash e sul cosiddetto ‘tax gap’ Iva, quello che la prossima manovra si promette di restringere, non sono lusinghieri per il nostro Paese, soprattutto se confrontati con il resto dell’Unione europea. Secondo i calcoli della Bce del 2017, le transazioni in contanti nel nostro Paese sono circa l’86% del totale per numero e circa il 68% per valore.

Nello stesso anno l’evasione Iva, in base ai dati dell’ultimo rapporto dell’Unione europea, e’ stata pari al 24%, per un totale di 33,6 miliardi di euro che sarebbero dovuti entrare nelle casse dello Stato e risultano invece persi. Dieci in piu’ di quelli necessari a disinnescare le clausole che pendono sul 2020. Il dato resta alto in Europa, nonostante negli ultimi anni, tra il 2013 e il 2017, il nostro Paese abbia avuto un comportamento virtuoso riuscendo a ridurre, con misure ad hoc messe in campo dal governo Renzi (reverse charge e split payment su tutte), l’evasione di 5 punti percentuali, con un divario calato dal 30% al 23,8%. Nella media europea il tax gap e’ pero’ pari all’11,2%, meno della meta’ di quello italiano, mentre le transazioni in contanti sono il 78,8% del totale, non quindi molto inferiori a quelle registrate in Italia.

Il collegamento tra l’evasione dell’aliquota e il cash non e’ cosi’ evidente neppure in Germania: i pagamenti in moneta o banconota sono l’80% del totale, anche in questo caso non poi cosi’ inferiori a quelli italiani, mentre il divario Iva e’ di solo il 10%. Caso ancora piu’ emblematico e’ pero’ quello di Malta. Lo Stato mediterraneo e’ quello in cui le carte di credito vengono utilizzate di meno in assoluto: la percentuale di transazioni effettuate in contante arriva al 92%, mentre il tax gap Iva e’ di appena l’1,6%. Va comunque considerato che nell’arcipelago l’aliquota e’ la piu’ bassa d’Europa, pari al 18%, con quelle ridotte al 5% e al 7%. Discorso simile per Cipro: utilizzo del contante all’88% e tax gap Iva quasi inesistente, pari allo 0,6%. Il piu’ basso in Europa insieme a quello della Lituania, dove i pagamenti cash sono oltre il 70% ma dove l’evasione Iva arriva allo 0,7%.

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