Conte alla Camera: austerity incompatibile con la nostra economia

Conte alla Camera: austerity incompatibile con la nostra economia
Il premier, Giuseppe Conte
23 novembre 2018

Giuseppe Conte non smentisce in aula il “doppio binario” della comunicazione del Governo sulla manovra economica e lo scontro con le autorità dell’Unione europea. Da un lato difesa dell’impostazione di fondo del documento programmatico di bilancio e del complesso della manovra: “Non abbiamo accolto – spiega il presidente del Consiglio durante l’informativa urgente nell’aula della Camera – le loro raccomandazioni in materia di aggiustamento strutturale, perché non compatibili con lo stato congiunturale della nostra economia e con il nostro disegno di politica economica, più orientato alla crescita che non all’austerità”.

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Dall’altro lato fiducia nel dialogo e nella forza delle argomentazioni “tecniche” a sostegno delle scelte della coalizione gialloverde, in vista dei colloqui con la Commissione (a partire dalla cena di sabato prossimo con il suo presidente Jean-Claude Juncker). Con una parola chiave, “rimodulazione”, che indica la consapevolezza di dover cercare, nelle pieghe della manovra, una qualche forma di compromesso con Bruxelles.

Il Governo, dice il premier, si riserva “una replica ben articolata ed esaustiva. Ribadiremo che il Governo ha già messo in campo azioni finalizzate a favorire una rapida discesa del debito, attraverso la dismissione di assets non strategici già nel 2019, per un valore pari a circa l’1% del PIL. Ribadiremo inoltre che il Governo ha già previsto strumenti di stretto monitoraggio – con cadenza infrannuale – della spesa, allo scopo di garantire il rispetto assoluto del rapporto deficit/PIL nel 2019”.

Conte precisa comunque che la legge di bilancio non sarà blindata: “Nell’immediato, miriamo – sostiene – all’accelerazione degli investimenti e alla possibile rimodulazione di alcuni interventi previsti dalla legge di bilancio, se dal confronto parlamentare dovessero emergere indicazioni che possano accrescere gli effetti positivi delle misure proposte sulla crescita, senza alterarne la ratio e i contenuti”.

Altra arma dialettica nell’arsenale del premier sono alcune riforme specifiche: “E’ intenzione del Governo – annuncia – anticipare in un prossimo decreto-legge alcuni dei più urgenti interventi di semplificazione, in particolare in materia di lavoro, sviluppo economico e salute. Di particolare impatto sull’economia sarà l’imminente definitiva adozione del decreto legislativo che riforma, in modo sistematico ed organico, la materia dell’insolvenza e delle procedure concorsuali”.

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E comunque, se alla fine ci sarà una procedura per deficit eccessivo da parte dell’Europa il governo italiano chiederà “tempi di attuazione molto distesi”, per consentire alla manovra “di produrre i suoi effetti sulla crescita e, grazie a questo, di ridurre il debito pubblico”. L’informativa non convince le opposizioni. Sprezzante Pier Carlo Padoan (Pd), ex ministro dell’Economia con Matteo Renzi e Paolo Gentiloni: “La stabilità ha protetto i nostri risparmi che ora – accusa – sono sotto attacco per colpa dell’incompetenza di questo governo”. Non più conciliante Renato Brunetta di Forza Italia, altro ex ministro ma in un passato più lontano.

“Mi aspettavo – dice – parole di verità, magari qualche autocritica. E invece un lessico da azzeccagarbugli, in burocratese, per non far capire niente a nessuno”. Più soft il linguaggio di Guidop Crosetto di Fratelli d’Italia: “Io non critico la manovra – spiega – perché ce lo dice l’Unione europea. Non mi interessa. Mi interessa la nostra capacità di produrre ricchezza e crescita. Non la vedo in questa manovra”. Preoccupato degli effetti della manovra anche Federico Fornaro, capogruppo di LeU: “Se continuate ad andare avanti così – prevede – potrete magari anche vincere le Europee e magari le prossime politiche anticipate. Ma lo farete sulle macerie di questo Paese”.

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