Politica

Conte contro Grillo: la crisi del Movimento 5 Stelle alla vigilia della ricostituzione

Nel corso degli anni, il Movimento 5 Stelle (M5S) ha attraversato cambiamenti profondi, spesso con passaggi bruschi e controversi. Il percorso del Movimento, nato da un’idea visionaria di Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio, sembra oggi essersi trasformato in un labirinto di scontri interni e distanze ideologiche, come dimostrato dalle recenti tensioni tra Giuseppe Conte e Grillo stesso. Ma cosa sta accadendo davvero al M5S? E perché l’ex premier Giuseppe Conte è così deciso a prendere le distanze dal fondatore?

La situazione attuale è il riflesso di un cambiamento di direzione che appare sempre più marcato. Conte, autoproclamatosi guida “progressista” del Movimento, ha affermato in diverse sedi che il processo costituente rappresenta una tappa cruciale. Tuttavia, questa dichiarazione appare, per molti, come una semplice giustificazione per la rottura con Grillo, una rottura che sembra ormai inevitabile. Conte non nasconde infatti il suo disappunto per la posizione “sabotatrice” che Grillo, secondo lui, starebbe portando avanti in una sorta di controcomunicazione agli sforzi dell’attuale leadership.

Eppure, se guardiamo a fondo, questa scissione tra Grillo e Conte sembra rispecchiare un più ampio disorientamento tra i membri del M5S. Da una parte c’è chi, come Conte, desidera un partito “normalizzato”, orientato verso alleanze progressiste, spesso vicine al Partito Democratico. Dall’altra parte, gli irriducibili fedeli a Grillo e all’originario spirito “anti-sistema” del Movimento osservano con scetticismo queste trasformazioni, vedendo in Conte un simbolo di ingratitudine verso il fondatore.

Questo punto di vista è stato esplicitamente espresso anche da ex figure di spicco del Movimento, come Danilo Toninelli, che non ha esitato a definire Conte come una persona priva di “gratitudine”. L’annuncio di Conte sulla mancata riconferma del contratto da 300mila euro l’anno di Grillo come consulente per la comunicazione, tramite una anticipazione pubblicata nel libro di Bruno Vespa, aggiunge un tocco ironico e quasi paradossale a una frattura che sembra aver raggiunto il punto di non ritorno.

Viene da chiedersi: è questo l’epilogo di una storia politica rivoluzionaria? E poi c’è il tema del simbolo e del nome. Davide Casaleggio, figlio del co-fondatore, ha fatto eco a Grillo nel suggerire che sarebbe tempo di cambiare persino il nome e il logo del Movimento, ormai svuotati di significato rispetto all’ideale originario.

Se il simbolo è davvero “di proprietà dell’Associazione” fondata insieme a Luigi Di Maio, come affermato da Casaleggio, questo potrebbe diventare un asso nella manica per i fautori della linea tradizionalista. La conclusione di questo lungo processo “costituente” dovrebbe avere luogo nel novembre prossimo, con un’assemblea nazionale che potrebbe segnare un punto di svolta storico.

Resta però da vedere se la leadership di Conte riuscirà a mantenere la coesione necessaria per affrontare le future elezioni regionali e nazionali o se, come alcuni temono, questa fase segnerà solo l’inizio di un lento declino per il Movimento 5 Stelle. Per quanto Conte tenti di minimizzare i contrasti, è difficile non vedere in queste divergenze profonde il segno di un partito sempre più frammentato, dove la spinta verso il cambiamento e la voglia di normalizzazione rischiano di cancellare lo spirito di protesta e innovazione che ha ispirato tanti italiani fin dall’inizio.

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