Se fino a oggi la leadership di Giuseppe Conte nel MoVimento Cinquestelle non è riuscita a decollare, da domani di certo per l’ex premier sarà ancora più dura guidare i pentastellati sempre più divisi in piccole Repubbliche delle banane. Infatti, stanno per tornare a casa sei parlamentari espulsi lo scorso febbraio per non aver votato la fiducia al governo Draghi. Si tratta dei senatori Barbara Lezzi, Elio lannutti, Rosa Silvana Abbate, Luisa Angrisani, Margherita Corrado e Fabio di Micco. A stabilirlo il Collegio di garanzia di Palazzo Madama che ha dichiarato “la nullità dei provvedimenti di espulsione” mandando alle ortiche gli atti ratificati dell’allora reggente Vito Crimi lo scorso 18 febbraio. In pratica, il Collegio – organo di appello del Senato – si è dichiarato competente nel merito della questione e ha poi stabilito il reintegro. La sentenza ora sarà notificata alla presidenza di Palazzo Madama. Dunque, sei esponenti “No-Draghi” tornano a far parte a tutti gli effetti del M5s. “Mia espulsione ingiusta: da oggi torno nel gruppo”, gongola la senatrice Lezzi pronta ad affilare le armi.
“Osserverò principi e valori che mi hanno permesso di rivestire il ruolo di senatrice compresi quelli di non concedere la fiducia ad un governo Draghi ma di valutare i provvedimenti nel merito e concorrere all’approvazione solo se aderenti alle esigenze dei cittadini”, conclude l’ex ministra del Governo Conte 1. L’effetto “Lezzi” all’interno del gruppo parlamentare rischia di riaccendere quello spirito grillino della prima ora e non è certo salutare per la gestione di Conte soprattutto in vista dell’elezione del nuovo inquilino del Quirinale. Il rischio per l’ex avvocato del “popolo” è di perdere completamente il timone dalle mani. Il senatore Lannutti, frattanto, rincara la dose: “Continuerò a non votare fiducia al governo Draghi”, rimarcando “che ho subito una ingiustizia”. “Poiché abbiamo fatto anche ricorso in sede civile attendiamo anche le decisioni del Tribunale” prosegue l’ex presidente Adusbef. Il senatore 5stelle Crimi incassa il colpo ma tiene duro: “Se mi sono pentito dell’espulsione dei 6 ex, reintegrati? Assolutamente no”.
Dal canto suo, Luigi Vitali, presidente dello stesso Consiglio di garanzia, prova a spiegare la sentenza: “Abbiamo preso in esame un’ordinanza delle sezioni unite della Cassazione, che faceva seguito al ricorso fatto da un senatore espulso che si era rivolto al tribunale di Roma: abbiamo detto che la natura giuridica del gruppo parlamentare è assimilabile a quella di un’associazione privata e in quanto tale soggetta a dei principi previsti anche dalla Costituzione”. “Per tutti questi motivi abbiamo dichiarato la nullità”, conclude Vitali. E non è tutto. Perché questa sentenza, rischia di azzoppare definitivamente la leadership di Conte. Infatti, oltre al fronte del Senato, il M5S dovrà affrontare la questione espulsi alla Camera. S’è in attesa del verdetto del Consiglio di giurisdizione sugli analoghi ricorsi delle deputate Emanuela Corda, Guia Termini ed Arianna Spessotto. Per non dimenticare che a Montecitorio ci sono 15 componenti del gruppo “L’alternativa c’è”, di cui fanno parte parlamentari per la maggior parte espulsi dal M5s.