“Non facciamo di questa nostra attività un ‘mestiere'”: con alle spalle mezza legislatura da capo del Governo e di fronte la prospettiva del primo mandato da deputato (per le regole del M5S ne può svolgere due, pari a dieci anni se le legislature vanno a scadenza naturale) Giuseppe Conte lancia questo richiamo alle origini del Movimento, concludendo la sua relazione introduttiva all’assemblea degli eletti di Camera e Senato nell’auletta dei gruppi di Montecitorio (ripresa alle 14.30 dopo una pausa e tuttora in corso). La bussola di Conte è “fare opposizione in modo serio e con il massimo impegno”, non “un ostruzionismo sistematico e preconcetto”, l’appello “motivazionale” agli eletti si completa con la richiesta di non considerare i fine settimana “momento di relax famigliare”, l’impegno politico sul territorio chiama: “Deve essere anche momento di confronto con cittadini”, ammonisce.
Scontata la rivendicazione del “quasi-successo” elettorale (più di metà dei voti persi rispetto al M5S del 2018, ma oltre il 5 per cento recuperato in due mesi rispetto ai sondaggi estivi molto negativi). “Il Movimento – ricorda l’ex premier – ha attraversato la fase più travagliata della sua storia, in cui tutti ci davano per scomparsi, dispersi”. Ma, sottolinea con orgoglio, “sono tanti i cittadini che hanno superato il cerchio di fuoco eretto dal ‘sistema’ contro di noi e hanno compreso la difficoltà di agire in un contesto che ci voleva emarginare”. Per il resto, racconta qualcuno dei presenti, si tratta di una riunione “di benvenuto”. Presenti alcuni big storici come Paola Taverna, oggi vicepresidente del M5S, e il presidente uscente della Camera, Roberto Fico, assenti le trame fra le forze politiche di maggioranza e opposizione per le cariche istituzionali: “Non si è parlato di questi argomenti”, conferma più d’uno dei parlamentari stellati; del resto, sono ancora in corso le grandi manovre sulle presidenze delle Camere e gli equilibri di governo all’interno della coalizione vincente del centrodestra. Solo in una fase successiva si aprirà la partita delle poltrone da assegnare alle opposizioni (peraltro al momento divise e in aspra competizione fra loro), che potrebbe sbloccare anche la partita interna dei capigruppo dei 5 stelle.
Arrivando dopo mezzogiorno a Montecitorio, Conte respinge davanti ai cronisti le accuse di “ambiguità” sull’Ucraina lanciate al suo indirizzo dal leader di Azione Carlo Calenda, e rilancia la posizione del Movimento. “La pace non ha colori, e l’unica via d’uscita è un negoziato di pace. Vogliamo una conferenza sulla sicurezza, una conferenza internazionale, vogliamo che sia sotto l’egida delle Nazioni Unite e con il sostegno della Santa Sede”. Ai suoi in assemblea sottolinea l’impegno nella manifestazione per la pace in corso di organizzazione, “vi prenderemo parte – dice – senza bandiere”. Poi ribadisce le critiche al governo, alle altre forze politiche e agli alleati europei e Nato: “Siamo sull’orlo di un rischio nucleare. Ma non c’è nessuna discussione sulla strategia”. A giudizio dell’ex premier “un diffuso interventismo bellicista prova a rintuzzare qualsiasi discussione. Un finto patriottismo cerca di mettere la mordacchia a qualsiasi interrogativo, a qualsiasi tentativo di discussione. Usano in modo vergognoso l’accusa di filo-putinismo come una clava per soffocare qualsiasi democratico confronto. Perfino quando abbiamo invocato una discussione in Parlamento, come si addice a una democrazia parlamentare, ci siamo scontrati con un muro governativo insormontabile”.
Passaggio obbligato sulle misure-bandiera del M5S, minacciate dalle intese programmatiche nel centrodestra vincente: per Conte, sui possibili miglioramenti “intendiamo confrontarci con tutte le forze politiche” ma il mandato degli elettori “è chiaro nella richiesta di difendere tutte le buone misure introdotte quando eravamo al governo, a partire dal reddito di cittadinanza, dal superbonus, dalla legge anticorruzione”. Due i messaggi recapitati alla leader di Fratelli d’Italia, vincitrice delle elezioni: per Conte “è importante che il nuovo Governo abbandoni subito le rivendicazioni parolaie legate a un nazionalismo isolazionista e le derive antidemocratiche del governo ungherese”. Inoltre, sul tema della crisi economica e del caro energia, “invitiamo – dice – Giorgia Meloni, premier in pectore, a rivedere il suo proponimento di non fare scostamenti di bilancio”.