Conte prova a uscire da angolo, pranza fuori e vede Zingaretti

2 luglio 2020

Dopo tre giorni di tensioni sul decreto semplificazioni, con i veti incrociati dei partiti che bloccano quella che ha definito “la madre di tutte le riforme”, il premier Giuseppe Conte prova a uscire dall’angolo e a rilanciare l’iniziativa del governo. Lo fa con due mosse: da un lato una passeggiata nel centro di Roma, tra selfie e scambi di battute con i commercianti, dall’altro vedendo a Palazzo Chigi Nicola Zingaretti, il segretario di quel Pd che proprio sul decreto è quello che sta dando i maggiori segnali di insofferenza. All’ora di pranzo, dopo il (terzo) vertice andato a vuoto sul provvedimento, il premier decide di uscire a mangiar fuori. Una bresaola con parmigiano e una bottiglia d’acqua, ma soprattutto una lunga passeggiata in cui si ferma a scattare selfie e a parlare con i commercianti, che gli chiedono interventi rapidi per superare la crisi. Con i cronisti che lo seguono, Conte si ferma a parlare dei tanti temi sul tavolo, ma soprattutto del dl semplificazioni, la cui gestazione sembra piena di complicazioni che rischiano di logorare l’immagine del governo che lavora senza sosta per la ripresa.

“Io ho frettissima di andare in Consiglio dei ministri”, assicura, consapevole che però oggi in pre-consiglio è stato portato un testo su cui ancora non c’è accordo. Per questo cerca di pungolare la sua maggioranza. “L’Italia – dice – ha sofferto così tanto in questi mesi che vuole una ripresa veloce, certa. Questo è il momento del coraggio. Non ho assolutamente motivo di dubitare che pur nella varietà di posizioni che ci possono essere tra le forze politiche di maggioranza si trovi la convergenza per una semplificazione vera, robusta”. Il presidente del Consiglio tenta anche di allontanare le voci insistenti di una crisi, assicurando che “la maggioranza è compatta”. Per ‘puntellare’ la sua posizione, Conte dà una ‘carezza’ a Forza Italia (il partito di opposizione che tiene “un atteggiamento più costruttivo e anche più responsabile”) ma soprattutto entra nella materia puramente politica delle alleanze tra i suoi soci di maggioranza: Pd e M5s. Conte sa che a settembre avrà bisogno di un buon risultato alle regionali e per questo spinge per patti a livello locale, anche con l’intento di cementare un’unione che appare scollarsi un po’ di più ogni giorno che passa.

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“Si trovi una sintesi – è il suo appello -. Il no a una sintesi è una sconfitta per tutti. Anche per me. Ci vuole coraggio. Bisogna mettere da parte le singole premure e fare un passo avanti”. Il tema alleanze è stato affrontato anche nell’incontro di circa un’ora e mezza con Zingaretti. Un confronto necessario, dopo che nelle ultime settimane con i Dem si erano registrate non poche frizioni, arrivando a critiche pubbliche, come sul Mes e in occasione del lancio degli Stati generali. Anche negli ultimi giorni con il capo delegazione Dario Franceschini non sono mancati i dissensi. Alle 15.30 dunque Zingaretti varca il portone di Palazzo Chigi, per cercare di superare quel “gelo” che il premier ha poco prima smentito ma che nei fatti c’è. Sul tavolo, in primo luogo, il dl semplificazioni. Il Pd sta facendo resistenza sulla nazionalizzazione del ‘modello Genova’, preoccupato dal fatto che norme meno stringenti possano aprire la strada all’illegalità. Sul provvedimento Conte, al termine, assicura che c’è “piena convergenza” con il leader Dem e che entrambi sono conviti che “bisogna correre”.

Da parte sua il Nazareno, con toni meno trionfalistici, si limita a sottolineare che “il Pd è il primo sostenitore della sburocratizzazione dello Stato e della semplificazione”. Come dire: se c’è stallo non è colpa nostra. Per il resto, dai Dem si esprime soddisfazione per il “positivo incontro di chiarimento dopo le incomprensioni” ma si lancia anche l’invito a spingere sull’acceleratore, perchè “il governo ha la forza per decidere e fare le cose”. Insomma, il messaggio pare essere: Conte si dia da fare, risolva i problemi concreti e non avrà di che preoccuparsi. Intanto però il pre-consiglio, iniziato alle 16, è ancora in corso e il Cdm sul dl semplificazioni al momento non è stato convocato. “Forse domani, ma ancora non si sa”, ammettono fonti di governo. askanews

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