Maggioranza ancora in tensione, nei palazzi romani ma anche sul territorio. Si va dall’accordo trovato fra Lega e M5s su una parte delle nomine in Rai alla rissa gialloverde sfiorata nel Consiglio regionale del Piemonte sul tema della Tav. La tensione maggiore si registra per ora nel Movimento 5 stelle, che convoca e poi rinvia – ufficialmente a causa del prolungarsi delle votazioni nell’aula della Camera sul decreto Genova – una assemblea congiunta di deputati e senatori.
All’ordine del giorno della riunione, riconvocata comunque per oggi alle 15, in particolare la rivolta di alcuni senatori considerati vicini al presidente della Camera Roberto Fico contro i contenuti del decreto sicurezza. Matteo Mantero, Paola Nugnes, Gregorio De Falco e Elena Fattori sono da giorni impegnati a sostenere la necessità di modificare i contenuti di un provvedimento chiave per la Lega di Matteo Salvini. Il decreto passerà, dicono fonti di maggioranza, con il voto di fiducia. Altro motivo di tensione nel M5s, molto attivo nelle proteste proprio contro l’abuso di decreti e fiducie da parte dei governi che hanno preceduto quello attuale. “Ma se i nostri senatori non dovessero votare la fiducia secondo me li cacciamo”, confida una voce M5s vicina al leader Luigi Di Maio.
Del resto, che il decreto sicurezza sia parte di un accordo più complessivo, partorito ai vertici della maggioranza, dopo lo scontro sul condono fiscale, con la mediazione del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, lo confermano le stesse dichiarazioni del premier. Il quale, dopo aver ritardato la partenza per Nuova Dehli, ha leggermente anticipato il ritorno e si è apprestato, ieri in serata, a vedere Giovanni Tria per mettere a punto gli ultimi dettagli della manovra, il cui testo ufficiale non è ancora stato depositato in Parlamento. Le eventuali espulsioni di parlamentari M5s contrari al dl sicurezza sono “un rischio che non spetta a me valutare, non sono il leader del M5s”, osserva Conte, che però puntualizza: “E’ legittimo presentare osservazioni, ma poi c’è un momento in cui bisogna tirare le fila di queste osservazioni critiche e concentrarsi sull’obiettivo che spetta al Parlamento: la conversione del decreto legge”. Insomma, il decreto appartiene a tutto il Governo e la maggioranza non deve sbandare.
Resta da vedere se la nuova convocazione convincerà i “ribelli” M5s a presentarsi in assemblea e far valere le loro ragioni, anche se il dibattito interno ha virato da giorni sui “valori” e la “coerenza” del Movimento, quindi in un territorio pericolosamente vicino a una separazione definitiva. In serata Nugnes, quella che all’interno del M5s è considerata la vera testa di ponte di Fico a Palazzo Madama, prova ad arrotondare gli spigoli, anche se si ferma a un sibillino “dipende” di fronte alla domanda sulla sua possibile partecipazione alla riunione stellata. Per il dl sicurezza, dice, “ci sono tutti i voti in aula”. Si sta lavorando, sostiene, “per trovare un punto di incontro”, del resto “non è finito lo studio del provvedimento, quando questo avverrà si farà una valutazione”.