Conte-ter, i “volenterosi” dettano le condizione. Il premier a un bivio

Conte-ter, i “volenterosi” dettano le condizione. Il premier a un bivio
Giuseppe Conte
22 gennaio 2021

L’operazione responsabili non decolla e a indicare l’unica strada possibile per far nascere la “quarta gamba” della maggioranza di governo è il deputato Bruno Tabacci, leader della componente Centro democratico, uno dei principali ‘tessitori’ della rete di contatti in corso per trovare e coagulare in due gruppi parlamentari gli eventuali “volenterosi”, che dovrebbero venire da Italia viva e dall’area liberal-democratica di Forza Italia, ma anche dall’Udc. “La possibilità di creare una maggioranza c’è ma con un governo nuovo”, anche se con lo stesso presidente del Consiglio perché “Conte è l’unico punto di equilibrio della legislatura. L’alternativa sono le elezioni”, dice Tabacci che oggi è stato due volte a Palazzo Chigi dove, ha detto, ha incontrato il ministro degli Esteri Luigi Di Maio e non il premier.

Dunque la disponibilità di Conte a dimettersi per formare un nuovo gabinetto è quello che i parlamentari dubbiosi aspettano per fare il grande passo. C’è da vedere se il premier (che ieri sera ha dato un “segnale” affidando la delega ai servizi segreti a Pietro Benassi) sarà disponibile ad accettare: fino a ora ha sempre detto di no, consapevole del fatto che una volta date le dimissioni tutto può accadere, al di là delle rassicurazioni. E oggi quel no, secondo una fonte di governo, non si sarebbe scalfito. Un Conte-ter è fumo negli occhi anche dei vertici M5s che vedono l’apertura di una crisi formale come un pericolo per la tenuta del Movimento. Tanto che sulla condizione lanciata da Tabacci tacciono. Più fiducioso un parlamentare del Pd di primo piano secondo cui Conte starebbe cambiando idea e avrebbe compreso che non c’è altra strada da seguire se si vuol mandare avanti la legislatura.

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Di fronte allo stallo di oggi, del resto, o cade il tabù sul Conte ter o non resta che tornare a bussare alla porta di Matteo Renzi cosa che Conte continua a eliminare dal ventaglio delle possibilità, nonostante le reiterate aperture di Iv. Oggi i parlamentari renziani hanno sottoscritto un appello in cui esprimono “preoccupazione” per “lo stallo istituzionale” e ribadiscono la necessità di “una soluzione politica che abbia il respiro della legislatura”. Dichiarazioni che però non scalfiscono il “muro” alzato dal presidente del Consiglio nei confronti dell’ex alleato. E le parole di Alessandro Di Battista non facilitano le cose: “Oggi che allontanare definitivamente il renzismo dalla scena politica italiana non è affatto impossibile, credo sia un dovere morale andare fino in fondo”, dice l’ex deputato esponente di punta di M5s in un articolo su Tpi. Quanto al rafforzamento dei numeri con cui Conte ha ottenuto la fiducia, alla Camera la componente di Tabacci oggi ha raggiunto quota 13 con l’adesione dell’ex Fi Renata Polverini e dell’ex leghista da tempo transitato al Misto Carmelo Lo Monte.

Per dare vita a un gruppo parlamentare servono altri sette deputati, guarda caso tanti quanti sono gli ex grillini del Misto, non iscritti ad alcuna componente, che lunedì sono tornati a votare la fiducia al premier. Più difficile la partita al Senato dove non avanza l’allargamento della componente Maie-Italia23 del sottosegretario agli Esteri Ricardo Franco Merlo, l’unico in possesso di un simbolo, quello del Maie, che, essendo presente sulla scheda elettorale delle ultime elezioni politiche, può dare vita a un gruppo parlamentare. L’altro era l’Udc ma le indagini su Lorenzo Cesa hanno complicato le trattative. Sono 5 i senatori del Misto iscritti alla componente di Merlo. Ne servirebbero altri cinque per formare un gruppo ma nulla si è mosso né dalle parti di Fi né da quelle degli ex 5 stelle che hanno votato la fiducia a Conte martedì scorso. Intanto il voto di mercoledì 27 sulla relazione del ministro della Giustizia Alfonso Bonafede si avvicina e, ad oggi, la maggioranza senza Italia Viva, che ha annunciato il suo no, non ha i numeri.

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