Politica

Conte vede opposizioni e prepara sanzioni più dure. E si guarda dai renziani

Il premier Giuseppe Conte ha ricevuto a Palazzo Chigi i rappresentanti delle opposizioni, per ascoltare le proposte sull’emergenza coronavirus, anche se, a conti fatti, le parti sono ben più lontane del metro prescritto dalla comunità scientifica. Almeno a livello politico. Il capo del governo ascolta, prende appunti, chiede spiegazioni su alcune idee, ma la sensazione è che poi, in Parlamento, sarà difficile trovare la mediazione sui dieci punti proposti dal centrodestra. Che si presenta “compatto”, come sostiene Matteo Salvini, col tridente assieme alla leader di FdI, Giorgia Meloni, e al vice presidente di Forza Italia, Antonio Tajani, che fa le veci di Silvio Berlusconi, che intanto torna a far sentire la propria voce chiedendo una flat tax per tutti al 15% e che l’esecutivo ascolti le proposte della sua area politica, visto che “quanto fatto finora è del tutto insufficiente”. 

Di certo, Conte ha aperto una settimana che potrebbe essere decisiva per l’emergenza coronavirus, sia dal punto di vista sanitario che politico. Ma che, anche per questo, presenta non poche incognite e possibili rilevanti ostacoli. Sul campo, il trend dell’andamento dell’epidemia sembra mostrare primi miglioramenti, ma va consolidato. Per questo, anche sotto la spinta delle Regioni e di parti rilevanti del governo, il premier ha deciso di compiere un ulteriore passo avanti, elevando le sanzioni per chi non rispetta le regole. Un nuovo provvedimento, che potrebbe portare le multe fino a 2 mila euro, dovrebbe arrivare oggi nel Consiglio dei ministri convocato per le 15. Possibile anche un ulteriore utilizzo dell’esercito, come richiesto anche dalle opposizioni. Il governo si è anche impegnato a valutare trasformare i quattro decreti sull’emergenza coronavirus in uno solo. 

Proprio i rapporti con le opposizioni (ma anche con pezzi della maggioranza, si veda Italia Viva) rappresentano un capitolo complicato, alla vigilia dell’avvio dell’esame parlamentare del decreto Cura Italia. Conte sa che la ‘pax’ politica che si era creata per l’emergenza è ormai finita e che se vuole il consenso, o almeno un atteggiamento non ostile, del centrodestra, deve concedere qualcosa, in particolare a Matteo Salvini, che ormai da qualche giorno è tornato a mettere nel mirino il suo “arcinemico”. Da un paio di giorni il leader della Lega aveva avviato un pressing su Forza Italia e Fdi per cominciare ad attaccare il premier. Un lavorio che si era concretizzato, nella nota congiunta del centrodestra e che ieri ha portato Salvini a telefonare al presidente della Republica Sergio Mattarella. Al termine l’ex ministro dell’Interno ha ringraziato il capo dello Stato per “l’impegno a favorire un’interlocuzione tra il governo e l’opposizione per creare quel clima giusto di una vera collaborazione per il bene del paese e uscire insieme dall’emergenza”.

Un modo per mettere in difficoltà Conte, anche se un’altra ricostruzione sottolinea che Mattarella ha semplicemente messo al corrente Salvini del fatto che Palazzo Chigi stava per mettere in campo una iniziativa di coinvolgimento delle opposizioni. Difatti, subito dopo il colloquio, è stato Conte a chiamare il suo ex numero due per invitare i rappresentanti del centrodestra questa sera a Palazzo Chigi. Una mossa senz’altro “benedetta” dal Colle, che, si fa notare, non può che sposare qualunque iniziativa vada nel senso della ricerca di una maggiore unità nazionale. All’inquilino di Palazzo Chigi il centrodestra “compatto”, ha spiegato Salvini, arrivato con Giorgia Meloni e Antonio Tajani, ha avanzato una serie di richieste: dalla distribuzione di mascherine e respiratori agli ospedali alla sperimentazione di tutti i farmaci utili, dalla tutela delle partite Iva al blocco delle tasse, dalla difesa delle aziende italiane al no al Mes. “Abbiamo chiesto al Governo interventi urgenti per proteggere tutti gli anziani e i disabili in case di riposo, o case di cura, almeno 500 mila italiani: servono subito medici, infermieri, mascherine e macchinari. Se non si interviene in fretta, si rischia una strage” ha detto il leader della Lega.

La leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, ha precisato di aver chiesto a Conte “un coinvolgimento serio e vero del Parlamento, una sorta di unità di crisi del Parlamento, nel quale tutti i partiti possano essere coinvolti in una fase così delicata, perché stiamo procedendo a limitazioni della liberta personale degli italiani attraverso decreti del presidente del Consiglio dei ministri”. “Abbiamo dato la nostra piena disponibilità a lavorare sui temi economici, chiaramente non come proforma ma in maniera seria. Vogliamo poter dire la nostra: non decreti comunicati ma decreti condivisi”, ha concluso la Meloni. “Noi vogliamo collaborare – ha ribadito Antonio Tajani, di Forza Italia -. Ci auguriamo che anche il Governo voglia collaborare, ma per collaborare biosogna essere in due. Il Centrodestra è unito, idee chiare e proposte concrete. Presenteremo, lavorando insieme, proposte congiunte per migliorare il vecchio decreto e crearne uno nuovo che vada nella direzione della tutela degli italiani. A noi interesse la tutela della salute e dell’economia del nostro paese – ha aggiunto l’ex presidente del Parlamento europeo -. Non è una questione di partiti, è una questione di tutela dell’interesse nazionale”.

Tajani ha precisato di aver chiesto al governo “due tavoli tecnici, sia parlamentare che politico, per valutare la strategia complessiva”. “A quei tavoli – ha concluso l’esponente di Fi – porteremo le nostre proposte che vanno a tutela della salute e dell’economia degli italiani”. Intanto Conte deve guardarsi anche dal fronte interno e dagli attacchi più o meno velati di Matteo Renzi. Il leader di Italia viva assicura continuamente di non voler far polemica, ma oggi ha ribadito che il governo deve avere una strategia economica perché “perdere tempo oggi sarebbe letale” ed è tornato a criticare la modalità di comunicazione del premier, “perché questo è il CoronaVirus, non il Grande Fratello”.

Schermaglie politiche, si potrebbe dire, senonchè Iv si presenta in Senato con la volontà di cambiare il decreto, ad esempio (così come Salvini e il centrodestra) nel sostegno a professionisti e lavoratori autonomi. Una possibile mina tutta da disinnescare: oggi un primo incontro dei capigruppo di maggioranza con il ministro per i Rapporti con il Parlamento Federico D’Incà è stato “interlocutorio”. In questo contesto, un altro problema non da poco per l’esecutivo è la protesta dei sindacati, pronti anche allo sciopero generale se non verranno allargati i provvedimenti di chiusura delle fabbriche. Il premier sa che il conflitto sociale in questo momento renderebbe ancora più difficile la situazione e ha dato mandato al ministro per lo Sviluppo economico Stefano Patuanelli di trovare una composizione con le parti sociali, convocate per domani mattina. Una missione che, alla vigilia, appare complicata.

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