L’accordo su nuove relazioni industriali e modello contrattuale siglato da Confindustria e Cgil, Cisl e Uil ribadisce “l’autonomia delle parti sociali” e riafferma che le relazioni sindacali sono un “valore aggiunto” indispensabile per contribuire alla crescita del Paese, alla diminuzione delle disuguaglianze nella distribuzione del reddito, al miglioramento della competitività delle imprese e all’aumento dell’occupazione. Le parti hanno condiviso tre obiettivi prioritari: la necessità di “far crescere i salari”, “aumentare la produttività” e “realizzare forme efficaci di partecipazione”. L’intesa si sviluppa in sei capitoli, che descrivono le linee di indirizzo programmatico che le parti hanno condiviso su sviluppo di una nuova politica industriale attraverso investimenti pubblici e privati; strategia di crescita inclusiva basata su formazione, ricerca e innovazione; mercato del lavoro che favorisca l`inserimento, in particolare di giovani e donne; modello di relazioni sindacali autonomo, innovativo e partecipativo. Confindustria e Cgil, Cisl e Uil tornano ad affrontare anche i temi della rappresentanza e rappresentatività, confermando la volontà di dare piena attuazione al testo unico del 10 gennaio 2014, chiedendo anche alle istituzioni di fare la loro parte in questa direzione, e affermando la necessità di misurare anche la rappresentatività delle parti datoriali.
Le organizzazioni firmatarie sono convinte che solo se la certificazione della rappresentanza riguarderà tutti gli attori della negoziazione si potrà porre un argine al proliferare dei contratti e relativo dumping contrattuale. Il quinto capitolo riguarda il modello contrattuale, che continuerà ad articolarsi su due livelli: contratto nazionale e contrattazione decentrata. Ma in un quadro regolatorio flessibile che lascia, secondo il principio della “governance adattabile”, ai diversi contatti il compito di individuare le soluzioni più opportune per favorire la competitività delle imprese e la valorizzazione del lavoro. Nell’ottica di determinare le condizioni per migliorare la produttività e competitività delle imprese e il valore reale dei trattamenti economici, così come per incentivare il mercato interno, viene previsto che i contratti individuino il Tec (trattamento economico complessivo) e il Tem (trattamento economico minimo). Il primo comprende, oltre al Tem, tutti i trattamenti economici comuni per tutti i lavoratori impiegati nei diversi settori, comprese le forme di welfare come previdenza complementare e assistenza sanitaria, e le eventuali quote di produttività erogate a livello nazionale. Il Tem, invece, secondo la prassi già esistente nei diversi contratti costituisce il minimo tabellare che verrà rivalutato sulla base delle variazioni dell’Ipca.
Di conseguenza, il valore economico complessivo del contratto, in seguito a questa intesa, sarà costituito dalla somma tra il Tem e gli ulteriori elementi retributivi previsti dal contratto: si supera così la mera difesa del potere di acquisto per andare verso l’aumento del potere di spesa dei lavoratori. Sul secondo livello, inoltre, le parti condividono che il contratto dovrà incentivare il suo sviluppo virtuoso, sia quantitativo che qualitativo. L’ultimo capitolo, infine, si occupa delle relazioni industriali, affrontando in modo particolare i temi del welfare, della formazione e delle competenze, della sicurezza sul lavoro, del mercato del lavoro e della partecipazione. Confindustria e Cgil, Cisl, Uil condividono la necessità di salvaguardare il “carattere universale” del welfare pubblico del quale il welfare contrattuale deve essere integrativo e non sostitutivo. Si ritiene anche indispensabile costruire un sistema di governance di questa materia capace di ottimizzarne e qualificarne i contenuti, dando priorità alle prestazioni di “interesse generale” (previdenza complementare, assistenza sanitaria, tutela della non autosufficienza e prestazioni di welfare sociale). Sulla formazione, considerata elemento strategico per affrontare le trasformazioni di Impresa 4.0, Confindustria e sindacati confederali ritengono essenziale avviare un confronto con il Governo al fine di attivare un grande piano formativo, attraverso i fondi per la formazione continua (Fondimpresa), facendo leva su una fiscalità di vantaggio, per accrescere le competenze di chi è attualmente al lavoro e ridurre gli effetti che l’introduzione di tecnologie innovative potrebbero avere sull`occupazione.
E’ prevista, peraltro, la costruzione di un adeguato sistema di certificazione delle competenze acquisite. Le parti, affermano che garantire la salute e la sicurezza sui posti di lavoro è obiettivo prioritario ed è un ambito privilegiato per sviluppare un sistema di relazioni industriali responsabile e partecipato. Intendono, di conseguenza, riprendere il confronto per dare piena attuazione al testo unico sulla salute e sicurezza. Sul mercato del lavoro, Confindustria e Cgil, Cisl e Uil ritengono importante sostenere e accompagnare l’attuazione delle iniziative dirette ad affrontare sia le fasi di transizione del mercato del lavoro, supportando le politiche attive per l’occupazione, che la gestione delle situazioni di crisi, attraverso un utilizzo flessibile degli ammortizzatori sociali per la salvaguardia dei livelli occupazionali. Per ultimo, la partecipazione. Su questo versante, l’accordo prevede la necessità di sostenere, anche attraverso lo sviluppo della contrattazione collettiva, le forme e gli strumenti sia della partecipazione organizzativa nelle imprese sia di quella strategica.