Obama conosce bene i rischi di avere un nuovo presidente del partito rivale, che trascorre le sue prime settimane alla Casa Bianca, cancellando i provvedimenti presi dal suo predecessore, come fece lui dopo George W. Bush: il New York Times ricorda che mise fine alle torture nella lotta antiterrorismo, tolse il divieto di condurre ricerche sulle cellule staminali, rese meno dure le leggi sulla marijuana, bloccò le concessioni petrolifere sulle terre pubbliche, ordinò la chiusura della prigione di Guananamo (non avvenuta) e approvò nuove misure sulle emissioni inquinanti per combattere il cambiamento climatico. “Vivemmo questa fase nel 2009, quando ogni giorno ci alzavamo e cancellavamo una cosa fatta da Bush” ha ricordato Dan Pfeiffer, allora tra i maggiori collaboratori di Obama, al Wall Street Journal. “L’idea che (Obama, ndr) si alzerà e vedrà Donald Trump fare la stessa cosa con i suoi risultati è deprimente, come minimo” ha detto Pfeiffer.
Obama pronuncerà il suo discorso esattamente 12 anni dopo quello alla convention democratica del 2004, che lo trasformò in una star politica nazionale. Quello di stasera concluderà la sua carriera politica, nella speranza di passare il testimone a Clinton, ex membro della sua amministrazione e un tempo rivale. Lo staff di Clinton ha riservato per il presidente un posto centrale nella convention (e in campagna elettorale): un presidente in carica, solitamente, parla durante la serata inaugurale, come fece Bill Clinton nel 2000 per Al Gore. Il presidente George W. Bush, molto impopolare nel suo ultimo anno alla Casa Bianca, non partecipò alla convention repubblicana del 2012. Secondo la Casa Bianca, Obama in parte attaccherà Trump, ma si concentrerà soprattutto sui motivi per cui Clinton è la scelta migliore per le prossime presidenziali; per farlo, ricorderà anche agli elettori quali leggi e conquiste potrebbero essere a rischio in caso di una sconfitta della candidata democratica.
“Sostiene Hillary Clinton perché pensa che sia la persona giusta per succedergli” ha detto Jen Psaki, la direttrice delle comunicazioni della Casa Bianca. Obama crede che la vittoria di Clinton sia importante non solo per la sua eredità, ma per un altro motivo: quando un partito ottiene un terzo mandato presidenziale consecutivo, costringe quello rivale a ricalibrare la sua offerta politica. Dopo i tre mandati repubblicani con Ronald Reagan e George H.W. Bush, le politiche del Paese si spostarono sul centro-destra e questo influì sulla presidenza Clinton, che mise in atto politiche centriste. Con un terzo mandato democratico, questa volta, è probabile che i repubblicani debbano rivedere le loro posizioni su alcuni temi, come l’ambiente e i diritti degli omosessuali, per tornare alla Casa Bianca. Per questo, la vittoria di Clinton non sarebbe solo il successo di due ex rivali.