Politica

Effetto Trump sulla Cop 29: Usa possibile ritiro da Accordo clima di Parigi

Con l’apertura della 29esima conferenza delle Nazioni Unite sul clima (COP29) a Baku, in Azerbaigian, le preoccupazioni sul possibile ritiro degli Stati Uniti dall’Accordo di Parigi sono al centro del dibattito. La recente vittoria di Donald Trump alle elezioni ha riacceso timori diffusi tra i partecipanti, molti dei quali temono che gli Stati Uniti possano nuovamente allontanarsi dagli impegni presi per combattere il cambiamento climatico. Trump ha già espresso in passato la sua intenzione di considerare l’accordo come un “disastro totale”, e la sua amministrazione ha formalizzato il ritiro nel 2020, un passo che ha avuto ripercussioni significative a livello globale.

Babayev: “Il mondo va verso la rovina”

Con il tradizionale martelletto, Sultan Al Jaber, petroliere e presidente della Cop28 di Dubai, ha passato la guida della Cop29 al ministro dell’ambiente azero, Mukhtar Babayev, ex manager della compagnia petrolifera Socar. Babayev ha esordito ricordando ai rappresentanti di 200 Paesi che il mondo è “sulla strada della rovina” e che è cruciale “tracciare un nuovo percorso” per il clima, dato che le temperature globali rischiano di superare +1,5°C rispetto ai livelli preindustriali. La Cop29 a Baku è vista come “il momento della verità per l’accordo di Parigi”, obiettivo che potrebbe fallire senza azioni più ambiziose. Babayev ha ribadito che “l’Azerbaigian può costruire il ponte, ma tutti devono attraversarlo”.

La conferenza si concentrerà su finanza e piani nazionali (NDC) che, secondo lui, “devono essere più ambiziosi” e accompagnati da almeno 1000 miliardi di dollari all’anno per aiutare i Paesi più colpiti. L’Onu ha poi evidenziato che ai Paesi in via di sviluppo servirebbero 1 miliardo di dollari al giorno per affrontare gli impatti climatici, mentre attualmente si arriva solo a 75 milioni. Simon Stiell, capo del clima Onu, ha mostrato una foto toccante di una vicina 85enne la cui casa è stata distrutta dall’uragano, ricordando come il cambiamento climatico sia una realtà devastante per molti. Ha concluso esortando a una cooperazione globale reale e immediata.

Assenze di leader e impatti

L’assenza di figure chiave dalla prossima COP29 solleva interrogativi sul futuro degli impegni climatici globali. Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha già confermato che non parteciperà alla conferenza, unendosi alle defezioni di altri leader di spicco: Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Europea; Vladimir Putin, presidente russo; Emmanuel Macron, presidente francese; Olaf Scholz, cancelliere tedesco; e Dick Schoof, premier olandese. Anche il presidente brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva, nonostante il Brasile ospiterà la COP30, non sarà a Baku per motivi di salute. Queste assenze pesano su una conferenza già descritta come la “finance COP,” in cui verrà stabilito il nuovo obiettivo finanziario globale per il clima, il New Collective Quantified Goal (NCQG), che sostituirà il precedente target dei 100 miliardi di dollari annui, raggiunto solo nel 2022.

Inoltre, il Paese ospitante, l’Azerbaigian, fa discutere: segnato dalle attività estrattive di gas e petrolio, non ha incluso nell’agenda della COP29 l’obiettivo di eliminare progressivamente i combustibili fossili, nonostante fosse stato uno dei risultati della COP28 di Dubai. A sottolineare l’attenzione del paese ospitante all’industria energetica, la presidenza della COP29 sarà nelle mani di Mukhtar Babayev, ministro dell’Ambiente e per 26 anni parte della compagnia petrolifera nazionale Socar, una linea di continuità con la controversa presidenza della COP28, affidata a Sultan Al Jaber, CEO della compagnia petrolifera statale degli Emirati Arabi Uniti.

Molti analisti hanno ipotizzato che la Cop di quest’anno possa essere poco rilevante, in attesa di quella dell’anno prossimo, la Cop30 in Brasile, dove gli stati dovranno aggiornare i loro impegni di decarbonizzazione, gli Ndc (National determined Contributions). I ricercatori di Ecco respingono questa impostazione, e sostengono che l’accordo di Baku sul fondo per gli aiuti sarà fondamentale per molti stati per definire i loro piani di riduzione delle emissioni. “Coloro che cercano disperatamente di ritardare e negare l’inevitabile fine dell’era dei combustibili fossili cercano di trasformare l’energia pulita in una parolaccia. Perderanno. L’economia è contro di loro. Le soluzioni non sono mai state più economiche e accessibili”, ha detto il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres.

Partecipazione e aspettative

La conferenza ha visto l’accredito di circa 51.000 partecipanti, un numero inferiore rispetto alla COP28 di Dubai. Tra i partecipanti, si segnala la presenza di una delegazione dei talebani, un fatto che ha suscitato diverse reazioni. L’Unione Europea ha promesso di raddoppiare gli sforzi per compensare il ritiro degli Stati Uniti, ma la mancanza di figure chiave potrebbe influenzare l’efficacia delle discussioni e delle decisioni che verranno prese durante il vertice.

La COP29 si presenta come un’importante opportunità per affrontare le sfide climatiche globali, ma le assenze significative e le incertezze politiche potrebbero complicare il raggiungimento di accordi concreti. Con il mondo che guarda a Baku, la speranza è che i partecipanti possano trovare un terreno comune per affrontare la crisi climatica in modo efficace e collaborativo.

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