Corea del Nord, primo congresso del partito dopo 36 anni. Parola d’ordine sviluppo, arma nucleare ed economia
LA SVOLTA In un raro esempio di apertura alle esigenze dell’informazione globale, il regime ha permesso l’accredito di circa 130 giornalisti stranieri
La Casa della Cultura 25 aprile di Pyongyang è blindata, bardata con le bandiere rosse e piena di centinaia di delegati giunti a incoronare Kim Jong Un (foto) in un rituale che da 36 anni non si svolgeva nella Corea del Nord: il Congresso del Partito. In un raro esempio di apertura alle esigenze dell’informazione globale, il regime ha permesso l’accredito di circa 130 giornalisti stranieri – strettamente francobollati da funzionari e interpreti nordcoreani – destinati a raccontare un liturgia ampiamente decisa in anticipo dove non è atteso alcun colpo di scena, fatta salva la possibilità che, dopo una serie di test missilistici andati a vuoto, Pyongyang decida di effettuare un test nucleare, tanto temuto quanto atteso dai vicini e nemici del paese. E’ il settimo congresso del Partito, il primo dopo quello del 1980 che era servito in particolare a consolidare la figura del padre di Kim Jong Un, Kim Jong Il, come successore dell’allora ancora vivente Kim Il Sung, nonno dell’attuale leader e fondatore della Corea del Nord. Per quanto ci sia poco da attendersi riguardo a sorprese sulla leadership suprema, gli osservatori della Corea del Nord saranno impegnati a sfogliare le figurine dei personaggi più riconoscibili del regime, valutare quale sarà la loro collocazione (anche spaziale) nel congresso, la loro vicinanza al leader, per capire chi è in auge e chi invece in declino. Oltre a segnalare eventuali assenze.
Una delle personalità su cui saranno più appuntati gli occhi è la sorella minore di Kim Jong Un, Kim Yo Jong, che molti considerano particolarmente ascoltata dal giovane Maresciallo e qualcuno presume destinata a essere “promossa” in questa tornata. Il Congresso dovrà stabilire i nominativi del Comitato centrale del Partito, dal quale emergerà un Politburo e il Presidium. Si tratta del “sancta sanctorum” del regime. Gli osservatori si sono applicati nel capire se questa convocazione del raro Congresso – è solo il settimo nella storia della Corea del Nord – indichi un rafforzamento del partito rispetto alle forze militari dopo che il padre dell’attuale leader, Kim Jong Il aveva imposto una dottrina sulla priorità militare, denominata “Songgun”. La parola d’ordine imposta da Kim Jong Un al suo congresso è invece “Byungjin”, che indica lo sviluppo parallelo tra la potenza nucleare e lo sviluppo economico. Si tratta di una linea strategica apparentemente contraddittoria e irrealizzabile: come conciliare l’allocazione di consistenti risorse nello sviluppo di armi sempre più sofisticate e la necessità di utilizzarle per sfamare una popolazione che ancora oggi deve far ricorso ampiamente all’aiuto alimentare estero nonostante il presunto mini boom economico che qualche osservatore internazionale ritiene di intravedere. A peggiorare questa contraddizione, il fatto che i ripetuti test nucleari e missilistici realizzati da Pyongyang hanno spinto la comunità internazionale a inasprire le sanzioni economiche contro il regime a un livello mai visto finora, anche con l’assenso della Cina, il tradizionale alleato della Corea del Nord, oggi sempre più lontano e irritato per la iattanza con la quale il giovane leader di Pyongyang non ascolta i suoi richiamo alla ragionevolezza.