Corea del Sud, altro sabato decisivo per Yoon Suk-yeol: tra impeachment e polemiche
Le accuse di insurrezione, legate al dispiegamento di quasi 200 soldati armati presso l’Assemblea Nazionale durante la dichiarazione di legge marziale, hanno profonde implicazioni legali e politiche
Il presidente della Corea del Sud, Yoon Suk-yeol, si prepara a vivere un altro sabato cruciale per il suo futuro politico. Dopo essere scampato al voto di impeachment della scorsa settimana, Yoon dovrà affrontare una nuova mozione di destituzione che, questa volta, potrebbe trovare il supporto necessario per essere approvata.
Una crisi senza precedenti
L’impeachment arriva in seguito alla controversa decisione di Yoon di dichiarare, e poi revocare, la legge marziale. Martedì scorso, il presidente aveva sorpreso la nazione con un annuncio televisivo in cui dichiarava lo stato d’emergenza, giustificandolo con la necessità di “proteggere la nazione e normalizzare gli affari di Stato”. Tuttavia, la mossa è stata vista come un tentativo di ostacolare l’opposizione parlamentare, che aveva paralizzato il governo.
La reazione dell’Assemblea Nazionale è stata rapida: il Parlamento ha votato una risoluzione per porre fine allo stato d’emergenza appena sei ore dopo la proclamazione. La decisione di Yoon ha provocato una forte ondata di critiche, con l’opposizione che ha presentato una mozione di impeachment, poi decaduta per mancanza del quorum. Ora, però, il Partito Democratico d’opposizione – che detiene la maggioranza parlamentare – è tornato all’attacco con una nuova mozione.
Divisioni nel Partito del Potere del Popolo
Una delle principali novità è l’atteggiamento di alcuni membri del Partito del Potere del Popolo, lo stesso di Yoon. Sei parlamentari, tra cui il leader Han Dong-hoon, hanno annunciato il loro sostegno alla mozione, rompendo con la linea ufficiale del partito. Han ha invitato i suoi colleghi a votare secondo coscienza, un segnale di crescenti tensioni interne.
Nel precedente voto mancavano solo otto voti perché l’impeachment fosse approvato. Se la mozione passerà, Yoon sarà sospeso dalle sue funzioni presidenziali in attesa del verdetto della Corte Costituzionale, che avrà mesi per decidere sulla sua destituzione definitiva.
Un discorso alla nazione contestato
Nel tentativo di difendere la sua posizione, Yoon ha pronunciato un discorso alla nazione, definendo le accuse contro di lui come un “giudizio politico altamente calibrato” e ribadendo di voler affrontare ogni indagine con equità. Tuttavia, le sue parole hanno sollevato ulteriori polemiche, non solo in patria ma anche all’estero.
Yoon ha accusato l’opposizione di ostacolare il governo con tentativi di impeachment e tagli al bilancio statale, descrivendo il comportamento dei suoi avversari come una “danza frenetica della spada”. Ha inoltre sostenuto che la legge marziale fosse necessaria per affrontare minacce alla sicurezza nazionale, compresi presunti episodi di spionaggio cinese e attacchi hacker dalla Corea del Nord.
Tensioni con Pechino
Il riferimento alla Cina non è passato inosservato. La portavoce del Ministero degli Esteri cinese, Mao Ning, ha definito le dichiarazioni di Yoon “profondamente inquietanti”, rigettando le accuse di spionaggio. Pechino ha espresso irritazione per il tentativo di associare questioni interne sudcoreane alla Cina.
Le tensioni tra i due paesi si sono acuite a seguito di recenti episodi di spionaggio, tra cui l’arresto di studenti cinesi accusati di aver fotografato strutture militari sudcoreane e l’uso di droni per filmare infrastrutture sensibili.
Il futuro di Yoon
Con il 74,8% dei sudcoreani, secondo un sondaggio Realmeter, favorevoli alle dimissioni o alla destituzione del presidente, il futuro di Yoon appare incerto. Le accuse di insurrezione, legate al dispiegamento di quasi 200 soldati armati presso l’Assemblea Nazionale durante la dichiarazione di legge marziale, sono al centro delle polemiche. Sebbene Yoon abbia affermato che le truppe fossero disarmate e inviate solo per “mantenere l’ordine”, la presenza di militari armati contraddice questa versione.
Il Partito Democratico ha risposto con durezza al discorso del presidente, definendolo una “dichiarazione di guerra contro la nazione” e un “incitamento ai disordini”. Sabato si preannuncia quindi come una giornata decisiva per Yoon Suk-yeol, la cui capacità di resistere alle pressioni politiche e popolari sarà messa nuovamente alla prova.