Cronaca

Coronavirus, Brusaferro: sì alla terza dose per i più fragili

Sono 6.596 i nuovi casi di Covid-19, registrati in Italia nelle ultime 24 ore (+ 1.751 su ieri, il totale da inizio pandemia è 4.369.964), 21 i decessi (ieri sono stati 27). È quanto si evince dall’odierno bollettino del ministero della Salute. Tasso di positività al 3,1%, con 215.748 tamponi molecolari e antigenici effettuati (ieri erano stati 209.719, con un tasso di positività 2,3%). Per quanto riguarda i ricoveri, sono 260 i pazienti in terapia intensiva, 2 in più rispetto a ieri nel saldo tra entrate e uscite. Gli ingressi giornalieri sono stati 14 (ieri erano 26). I ricoverati con sintomi nei reparti ordinari sono 2.309 (ieri 2.196), 113 in più rispetto a ieri. I dimessi e i guariti sono invece 4.144.608, con un incremento di 3.565 rispetto a ieri. Gli attualmente positivi sono 97.220, in aumento di 3.004 unità nelle ultime 24 ore. La regione con il maggior numero dei casi giornalieri e’ la Sicilia con 808 casi, seguita dalla Lombardia (+806); il Veneto (+779); il Lazio (+513); la Campania (+496) e l’Emilia Romagna (+495).

Brusaferro: sì alla terza dose per i più fragili

All`obbligo vaccinale per i docenti sembra preferire il senso civico “del proteggere se stessi e chi ci è vicino”. Ma agli oppositori del Green Pass che dicono: “Tanto non serve perché i vaccinati contagiano come i non immunizzati”, Silvio Brusaferro, presidente dell`Iss e portavoce del Cts replica ricordando che i possessori del certificato verde difficilmente sono positivi. E annuncia la terza dose per gli immunodepressi a 6-7 mesi dall`ultima puntura. “Non sono né ottimista né pessimista. Venerdì scorso osservavamo una crescita netta che ora sembra più contenuta. Ma dobbiamo vedere se il trend tiene. Per evitare una quarta ondata abbiamo due strumenti a disposizione e vanno usati entrambi: quelli della vaccinazione e dei giusti comportamenti che dipende solo da noi adottare. Sul piano delle vaccinazioni vedo con soddisfazione che i giovani stanno rispondendo bene, come dimostra la forte crescita degli immunizzati tra i 20 e i 29 anni”, afferma.

“La versione di chi dice ‘se prendo l’infezione non succede niente’ oggi – spiega Brusaferro – non possiamo più accettarla. Sappiamo infatti che c’è il fenomeno del long Covid o persistenza di sintomi e riduzione della funzionalità di alcuni organi. Questa sintomatologia si continua a presentare per settimane e settimane e riguarda percentuali che vanno dal 2%al 13% della popolazione che ha avuto l’infezione. Pertanto, se possiamo evitiamo di contrarla senza contare che possiamo contribuire a trasmetterla ad altri”. “I dati di cui disponiamo, ricordati anche da Anthony Fauci, dimostrano che i vaccinati, se positivi, possono trasmettere il virus efficacemente. E per questo è necessario mantenere anche per loro la quarantena in caso di contatti stretti con positivi. Il punto è che i vaccinati hanno molte meno possibilità di contrarre l`infezione e quindi anche di trasmetterla, visto che i dati italiani evidenziano una efficacia dell`88%. In questa prospettiva la certificazione verde consente di vivere con maggiore serenità certe situazioni di vita sociale, soprattutto in ambienti chiusi”, spiega.

Quanto all’obbligo dei vaccini per i docenti mostra prudenza: “L`obiettivo prioritario resta quello di garantire le lezioni in presenza. Per raggiungerlo sarà necessario vaccinare il più possibile il personale e i ragazzi. Si dovrà comunque organizzare la vita scolastica con le misure note avendo però presente che è necessario gestire anche i momenti di aggregazione prima e dopo le lezioni. Per ottenere la più ampia immunizzazione possibile si possono adottare diverse strategie. Io auspico sempre ci sia la coscienza di voler proteggere se stessi e chi ci è vicino. Perché nella scuola ci sono anche persone e ragazzi con patologie che non consentono di proteggersi con la vaccinazione”. “Sappiamo – sottolinea Brusaferro – che completando il ciclo vaccinale il rischio di infezione si riduce dell`88% e di oltre il 95% quello di contrarre forme gravi di malattia che portano al ricovero, o peggio al decesso. È però altrettanto vero che la Delta in situazioni di affollamento e assembramento si diffonde molto più efficacemente. Per questo anche la situazione dei nostri ospedali dipenderà anche da quanto saremo prudenti e da quanto velocemente ci vaccineremo”.

Sui richiami osserva: “Le vaccinazioni sono iniziate a gennaio e mano a mano che monitoriamo la risposta immunitaria siamo in grado di valutarne anche la durata. Per ora sappiamo che va oltre i sei mesi, nuovi studi dicono più di otto. Ma sono dati in via di aggiornamento. Per questo oggi non possiamo ancora dire se e quando sarà necessaria. Diverso è il discorso per gli immunodepressi che hanno una risposta più debole e per i quali si stima opportuno un richiamo a 6-7 mesi dal completamento del ciclo vaccinale”.

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