Sono 19.978 i casi di Covid-19 registrati nelle ultime 24 ore in Italia mentre 483 sono le vittime. E’ quanto emerge dall’odierno bollettino sull’emergenza coronavirus del ministero della Salute-Iss. Ieri c’erano stati 17.533 nuovi casi su 140.267 tamponi effettuati, 620 i morti. Sono 17.040 i guariti e 172.119 i tamponi effettuati con un tasso di positività a 11,6% (-0,9%). A oggi gli attualmente positivi in Italia sono 572.842. Di questi, 546.989 si trovano in isolamento domiciliare, 2.593 sono ricoverati con sintomi. I pazienti in terapia intensiva sono 183, più 6 rispetto a ieri.
SUPERATE LE 500 MILA DOSI
Hanno superato il mezzo milione le somministrazioni di vaccino per il Covid-19 in Italia, per la precisione 501.683 dosi sono state già inoculate 310.465 donne e 191.218 uomini. Sono questi i dati diffusi dalla Presidenza del Consiglio dei ministri riferiti al periodo 27 dicembre – 8 gennaio, giornata nella quale sono state somministrate oltre 83mila dosi, secondo dato più alto dell’intera campagna vaccinale condotta sinora. Destinatari dei vaccini nella grande maggioranza sono stati gli operatori sanitari e sociosanitari (oltre 414mila), mentre circa 55mila sono stati riservati a “personale non sanitario” e più di 30mila a ospiti di strutture residenziali. Le fasce d’età c0n il maggior numero di vaccini effettuate sono 50-59 (143.085), 40-49 (109.726) e 30-39 (85.360).
Su scala nazionale la somministrazione dei vaccini disponibili nel nostro Paese per il Covid-19 è arrivata, nella giornata dell’8 gennaio, al 54,6% delle dosi consegnate: 501.683 su 918.450. In particolare, nel dettaglio delle regioni, le percentuali più alte si registrano, secondo i dati diffusi dalla Presidenza del Consiglio dei ministri, in Campania (74,5%), Veneto (71,8%) e Toscana (71,2%). Proporzionalmente alle quantità ricevute, invece, le regioni che hanno effettuato meno vaccini sono il Piemonte (44,1%), la provincia autonoma di Bolzano (30%) e la Lombardia, ancora ultima in classifica, con il 29,7% delle dosi somministrate. In valori assoluti, invece, è il Lazio la regione con il maggior numero di somministrazioni (56.338), seguita dal Veneto (55.922) e dall’Emilia-Romagna (52.163).
VACCINAZIONE E GRAVIDANZA
“Nonostante non siano disponibili dati per valutare gli effetti dei vaccini COVID-19 in gravidanza e allattamento, la vaccinazione non è controindicata”. Così spiega in una nota l’Istituto superiore di sanità. “Le donne ad alto rischio di contrarre la malattia in forma grave dovrebbero discutere i potenziali benefici e rischi della vaccinazione con i professionisti sanitari che le assistono, mentre se una donna scopre di essere incinta dopo la prima o la seconda dose non c’è alcuna motivazione per interrompere la gravidanza”. Sono queste le principali indicazioni del documento ad interim su ‘Vaccinazione contro il COVID19 in gravidanza e allattamento’ elaborato dall’Italian Obstetric Surveillance System (ItOSS) dell’Istituto Superiore di Sanità, condiviso e sottoscritto dalle principali società scientifiche del settore (SIGO, AOGOI, AGUI, AGITE, FNOPO, SIMP, SIN, SIP, ACP e SIAARTI). Il documento passa in rassegna le principali indicazioni adottate a livello internazionale e nazionale, oltre alle evidenze scientifiche emerse fino a questo momento sul tema. “In Italia – sottolinea – si offre alle donne in gravidanza e allattamento la possibilità di scegliere, con il supporto dei professionisti sanitari, se sottoporsi o meno alla vaccinazione dopo una valutazione individuale del profilo rischio/beneficio”.
Al momento le donne in gravidanza e allattamento non sono un target prioritario dell’offerta di vaccinazione contro il COVID-19 che, ad oggi, non è raccomandata di routine per queste persone. Dai dati dello studio ItOSS – relativi alla prima ondata pandemica in Italia – emerge che le donne in gravidanza non presentano un rischio aumentato di infezione rispetto alla popolazione generale. Le donne di cittadinanza africana, asiatica, centro e sud-americana ed est-europea e quelle affette da comorbidità pregresse (obesità, ipertensione) presentano un rischio significativamente maggiore di sviluppare una polmonite da COVID-19 che, complessivamente, riguardano una minoranza di madri e neonati.
La vaccinazione dovrebbe essere presa in considerazione per le donne in gravidanza che sono ad alto rischio di complicazioni gravi da COVID19. Le donne in queste condizioni devono valutare, con i sanitari che le assistono, i potenziali benefici e rischi e la scelta deve essere fatta caso per caso. Se una donna vaccinata scopre di essere in gravidanza subito dopo la vaccinazione, non c’è evidenza in favore dell’interruzione della gravidanza. Se una donna scopre di essere in gravidanza tra la prima e la seconda dose del vaccino può rimandare la seconda dose dopo la conclusione della gravidanza, eccezion fatta per i soggetti ad altro rischio. Le donne che allattano possono essere incluse nell’offerta vaccinale senza necessità di interrompere l’allattamento.